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In trappola
Alicia Berenson è ormai da tempo l’ombra di se stessa, la giovane pittrice di successo che era stata fino a pochi anni prima.
Tutto cambiò la notte in cui suo marito Gabriel, rincasato dopo una giornata di lavoro, venne freddato da cinque colpi di pistola, in pieno volto. Le dinamiche dell’accaduto lasciarono pochi dubbi agli inquirenti: ad esplodere quei colpi non poteva che essere stata sua moglie.
Da quel momento in poi, Alicia si chiuse in se stessa, rifiutandosi di interagire - verbalmente o in qualsiasi altro modo - con chiunque; la giovane artista affidò la propria testimonianza ad una tela che dipinse a pochi giorni dal tragico evento, in attesa del processo che l’avrebbe dichiarata colpevole dell’omicidio di suo marito, e che fece spalancare per lei le porte di un ospedale psichiatrico, a seguito del riconoscimento della sua seminfermità mentale.
Ma cos’è successo veramente quella notte? E perché Alicia Berenson si è rifugiata in un mutismo apparentemente impenetrabile?
Theo Faber, un giovane psicologo criminale, si convincerà che la chiave di tutto sia l’Alcesti, l’ultima opera dipinta da Alicia, e deciderà di mettersi in gioco, tanto professionalmente quanto umanamente, per salvare la propria paziente...
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Era da parecchi mesi che non mi concedevo una lettura così leggera (non tanto per tematiche, quanto per genere letterario e “peso specifico” dell’opera), e devo dire che ho trovato “La paziente silenziosa” un romanzo godibilissimo. I ritmi sono serrati, la narrazione avvincente, i personaggi principali ben caratterizzati; dovessi fare un appunto, avrei forse rafforzato leggermente certi passaggi logici, rendendo la narrazione più fluida, consequenziale e digeribile. Tuttavia, il mio è nulla più che un appunto, che riflette peraltro un gusto squisitamente personale.
L’opera di Alex Michaelides è ben architettata, l’impianto narrativo è originale e solido, ben strutturato; la lettura scorre che è un piacere - questo romanzo è un autentico “page-turner” -, e il colpo di scena che sorprende il lettore nel finale è più di un semplice colpo ad effetto: per metabolizzarlo, ho dovuto alzare gli occhi al cielo per qualche minuto, per riscrivere mentalmente quanto avevo letto fino a quel momento, che sembrava non avere più alcun senso, fino a che, improvvisamente, ha iniziato ad averne più che in precedenza...