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Agatha Christie inciampa
Agatha Christie non delude (quasi) mai e questa, per un fan della maestra del giallo, è una delle poche certezze su cui poter contare. Forse qualcuno penserà che la forma del racconto non sia sufficiente a sviluppare misteri abbastanza intriganti e ricchi di dettagli e in effetti non è la complessità ciò che va cercato e apprezzato in questa raccolta di brevi storie, bensì proprio il suo opposto: la semplicità, lo sfrondamento totale del superfluo e la capacità di catturare e incuriosire il lettore nello spazio che, forse, ad altri scrittori basterebbe appena a introdurre i personaggi.
L’abile, sicura penna dell’autrice passa con levità e disinvoltura da un racconto all’altro e dà il meglio di sé – per quanto riguarda tale raccolta – nella storia che apre il volume e gli dà il titolo, "Tre topolini ciechi", la celebre, inquietante vicenda di otto persone rimaste intrappolate dalla neve in una pensione. Tra loro, naturalmente, si nasconde uno spietato assassino che però non riuscirà a farla franca. Un lungo racconto o breve romanzo che per la costruzione efficace dei personaggi e l’atmosfera da brividi (non solo di freddo) può essere annoverato tra le opere più riuscite della Christie, nonostante la sua brevità.
Il “quasi”, invece, si riferisce purtroppo all’ultimo racconto del volume, "Gli investigatori dell’amore", nel quale l’autrice delude e non poco, in quanto “ricicla” perfettamente parte della trama del più celebre romanzo "La morte nel villaggio", pubblicato per la prima volta nel 1930. La raccolta "Tre topolini ciechi" esce nel 1950, ma non si può escludere che il racconto incriminato (quando c’è di mezzo la regina del giallo, perfino le sue stesse opere nascondono un mistero da svelare) sia stato redatto e magari anche diffuso anni prima. Quindi è difficile stabilire con assoluta certezza quale opera sia quella originaria, ma in ogni caso leggere una delle due inevitabilmente svela il finale dell’altra. Forse il racconto è solo una bozza del romanzo, che sviluppa gli eventi in modo ben più articolato e profondo, ma in tal caso la Christie non avrebbe dovuto consentirne la circolazione dopo l’uscita di "La morte nel villaggio". Se invece è il contrario e il romanzo è stato scritto per primo… Be’, perché mai “restringere” la vicenda di un romanzo per tirarne fuori un racconto che risulterà inevitabilmente più povero e riduttivo?
Un vero peccato che la raccolta, per il resto ben scritta e molto piacevole, si chiuda con questa nota stonata. Tutti possono cadere, in fondo, e per una volta inciampa anche Agatha Christie.
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