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La verità su Bébé Donge
 
La verità su Bébé Donge 2019-10-31 07:23:54 Scavadentro
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3.3
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4.0
Contenuto 
 
3.0
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3.0
Scavadentro Opinione inserita da Scavadentro    31 Ottobre, 2019
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Chi è la vittima e chi è il colpevole?

Quando ho letto questo testo di Simenon mi sono posto un quesito relativo non al romanzo, ma all'autore. Egli, noto appassionato del genere femminile, ha passato una vita a corteggiare e “consumare”, non celando questa sua “debolezza” cronica. Curiosamente il suo personaggio più noto, il Commissario Meigret, è affiancato da una figura fissa (la moglie) alla quale è fedele. Nei lavori ove non compare il commissario, tutti i ruoli maschili sono caratterizzati da mariti che si concedono amanti più o meno frequentemente, spesso con la passiva accettazione da parte delle consorti. In questo romanzo breve le figure principi sono Francois e la moglie “Bébé”. Il punto di partenza è costituito da un tentativo di avvelenamento maritale che una domenica di fine estate la donna mette in atto aggiungendo arsenico al caffè, servito in giardino alla presenza del cognato, della sorella (hanno sposato due fratelli) e della madre. L'uomo riesce ad accorgersi di quanto in atto (è un chimico) e con lucidità riesce a salvarsi tramite lavande gastriche. Ovviamente viene ricoverato. Inevitabilmente la consorte viene arrestata e con assoluta calma non solo confessa il gesto, ma conferma una premeditazione. Qui Simenon comincia “l'analisi”. François mentre è convalescente, non si lascia andare a sentimenti di odio verso la moglie. Cerca viceversa di comprendere le motivazioni profonde di Bébé. Nel farlo si rammenta la loro vita comune, partendo dal loro primo incontro a Royan, dieci anni prima, ripercorrendo le tappe sia del loro rapporto sia della loro situazione economica, sempre più florida e ricca. In questo processo (con una lenta ma consapevole autocritica) egli si sfila dal ruolo oggettivo di vittima, assumendosi le colpe e la responsabilità di aver portato Bébé a tentare un avvelenamento. Nel suo io profondo si rende conto di aver agito non tanto o solamente per accrescere il benessere reciproco, ma da marito egoista, assorbito nel suo ruolo di imprenditore di successo sempre più ampio. Si accorge di aver fatto prevalere l'io sul noi. Anche le amanti l'hanno fatto sentire importante, deluso dalla “freddezza” si Bébé la quale non “sa fare l'amore”. Nella solitudine della stanza in clinica, riesce a giudicare con chiarezza il loro matrimonio. Esso è divenuto una piatta abitudine in un clima di rassegnazione alto borghese, ove la moglie è conscia delle avventure del marito che accetta facendo finta di nulla. Al termine di questa introspezione capisce che Bébé non era una donna gelida e insensibile, come aveva superficialmente inteso, ma che il suo amore era puro e a causa di questo sentimento aveva messo in atto l'avvelenamento. Sentendosi quindi responsabile della crudeltà morale in cui l'ha tenuta decide di perdonarla. Questo suo atteggiamento non solo non viene condiviso negli ambienti familiari e di lavoro, ma neppure il difensore della moglie riesce a comprendere il motivo che porta Francois a preoccuparsi del processo contro Bébé, portandolo al punto di seguire difesa legale con la speranza di una assoluzione. Ciò che egli decide, come un riscatto morale, è di aspettarla a prescindere dalla condanna. Un testo sulla “verità” sorprendente, che ribalta i ruoli da molti puni di vista. Notevole per temi e per l'epoca.

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