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Il testamento Donadieu
 
Il testamento Donadieu 2019-10-30 15:49:04 Scavadentro
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Scavadentro Opinione inserita da Scavadentro    30 Ottobre, 2019
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decadenza di una famiglia

Questo romanzo di Simenon è particolare nella produzione del medesimo. E' infatti un affresco corale che ritrae la famiglia degli imprenditori Donadieu. Questi sono un clan de La Rochelle che abitano nel loro palazzo a più piani, rigidamente legati a regole e gerarchie familiari a piramide. Al vertice è l'armatore Oscar Donadieu, che regna sui quattro figli e sulla moglie. A dimostrazione di questo stato di fatto è emblematica una frase in apertura del libro: quando vanno a messa la domenica, formano «una processione dove l’unico assente era il buon Dio». E ad osservarli, i loro movimenti apparivano «predisposti in modo così rigido che avrebbero potuto scandire la vita della Rochelle con la stessa precisione delle lancette del grande orologio della Torre». A incrinare irrimediabilmente la situazione è la tragica quanto misteriosa morte del capostipite, annegato a tarda sera nei pressi del canale che costeggia le sue aziende, mentre sta rientrando a casa. Questo evento apre una cronaca asciutta e oggettiva della disgregazione progressiva della famiglia, formata da personalità assolutamente inadatte e capaci. C'è il figlio maggiore che di carattere debole ha messo incinta la segretaria ed ha una moglie insoddisfatta ed “esoterica”; la sorella maggiore che ha sposato un buon ragioniere (ma nulla di più) la figlia minore diciassettenne invaghita dell'arrivista Philippe ed il figlio minore cagionevole di salute, mistico, immaturo. Ed in ultimo la vedova che “liberata” da un marito tirannico eccede nelle spese e infine si affida progressivamente al genero Philippe, accelerando così la tragedia. Quest'ultimo è infatti teso a cercare con ingordigia di “creare” una dinastia calpestando qualsiasi principio morale, non esitando a concupire la moglie del suo socio prossimo milionario senza minimamente pensare alle conseguenze. Tutto il romanzo è permeato di un senso di ineluttabilità, di un destino avverso che non ammette repliche. I panorami sia cittadini che campestri sono cupi, densi di sentimenti di rivalsa che promettono disgrazie. Una prova letteraria che dimostra l'arte di Simenon, ancora una volta da non canonizzare nel genere giallo, ma da considerare un autore a tutto tondo tra i maestri del novecento.

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il Simenon extra-Meigret
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