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I cani di strada non ballano
 
I cani di strada non ballano 2019-10-23 17:48:45 ornella donna
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
1.0
ornella donna Opinione inserita da ornella donna    23 Ottobre, 2019
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Una leale comunità canina


Arturo Pèrez-Reverte ha pubblicato numerosi bestseller, tra i quali: Il Club Dumas, Il tango della vecchia Guardia, Il codice dello scorpione, L’ultima carta è la morte. Ora torna con I cani di strada non ballano, un libro surreale ma carico di significati profondi, che ha come protagonisti dei cani di strada.
Protagonista assoluto della narrazione è Nero, un cane che ha passato la sua esistenza a cercare di sopravvivere alle due lotte dei combattimenti tra simili, e di cui, ora che è vecchio, porta con autorevolezza, i segni. Lui è:
“nato meticcio, incrocio tra un mastino spagnolo e un fila brasileiro. Da cucciolo ho avuto uno di quei nomi teneri e ridicoli che mettono ai cagnolini appena nati, ma da allora è passato molto tempo. L’ho dimenticato. E’ da tanto che tutti mi chiamano Nero.”
Con i combattimenti ha imparato il vero significato della sopravvivenza, che conduce a:
“fare ricorso a tutta l’esperienza, al mio sangue freddo e alla forza di volontà che mi restava per non lasciarmi trascinare in quegli abissi oscuri da cui raramente un cane esce”.
Alla sera Nero ed altri si ritrovano al “cosidetto Abbeveratoio” di Margot, un luogo vicino al fiume in cui sversano l’anice dalla vicina distilleria, di cui tutta la loro comunità canina si disseta a più non posso. Ma un giorno si respira aria di grave preoccupazione: sono, infatti, scomparsi il ridgeback Teo e il levriero russo Boris, detto Boris il bello. Che cosa è accaduto? Sono stati catturati? Sono, forse, finiti allo “Scannatoio”, ovvero in un
“inferno dove soltanto la violenza e la crudeltà ti davano modo di sopravvivere.”
Radio Cane trasmette notizie infauste circa la loro sorte. A Nero non resta che intraprendere un lungo viaggio, un lungo percorso avventuroso alla loro ricerca. Tutto all’insegna di un unico principio che regola la loro vita: la lealtà, difficile in quanto
“piacciono quelli che sono leali, e di questi tempi non lo siamo più neanche noi cani”.
Un libro duro, profondo e piuttosto violento. Ho faticato molto nella lettura a causa di una eccessiva crudezza di situazioni, di personaggi e di situazioni descritte. Ad una più attenta riflessione, però, un testo che narra una storia che finisce per essere paradigma, duro e crudo, del vivere quotidiano degli esseri umani, che non concede spazio ai sentimenti né affezioni. Ma in qualche modo anche un messaggio di speranza, in un mondo di sopravvivenza, composto da valori morali fondanti forti e di grande lealtà. Una lettura “bifronte” che induce alla meditazione, anche e soprattutto riguardo ad un universo animale migliore di quello composto dagli umani e senzienti, poiché
“i cani non ballano”
Ma
“sopravvivono con lealtà.” .

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