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SCALA DI GIALLI ALLA CHRISTIE - 4
Il titolo originale di questo romanzo di Agatha Christie è “Crooked House”, che suona come “La casa sghemba” e in effetti la prospettiva da cui va guardato è storta, come la casa che è il cuore e la tomba del libro: sbilenca come i suoi abitanti, inquietantemente adagiata su un fianco. A bene vedere, tutto è il romanzo è la ricerca di una fusione tra carattere e ambiente, tra forma e personalità, quasi ad anticipare le più moderne teorie sulla criminalità: così quando un vecchio e ricchissimo signore di origine greca, Mr. Leonides, viene trovato morto, la sfilata dei personaggi sospetti e indagati si riflette continuamente nelle stanze labirintiche di questa casa dove niente è come appare, dove tutto è recita, sia essa per sfuggire a qualche dolore sepolto, sia essa la fragile facciata per preservare intatto uno scampolo ultimo di serenità. In fondo a Crooked House tutti sanno, tutti sospettato, ma nessuno dice, perché a volte la verità è più dolorosa di ogni capacità di accettazione e perché ci costringe ad ammettere che nessuna innocenza è senza peccato e che le ombre più scure si nascondono proprio là dove brilla il sole più intenso. E stavolta davvero, in una cantilena infernale, il finale agghiacciante fa calare il sipario più cupo su una storia che si fa fatica ad accettare.
Libro orfano di Miss Marple e Poirot, Crooked House scosse il pubblico dell’epoca, perché parve che la scrittrice stavolta si fosse spinta troppo oltre. E invece con suo disincanto, con la sua cruda lucidità, Agatha Christie ricorda, una volta ancora, che a volte i moventi sono futili bolle di sapone e che in certe morti non c’è la tiepida consolazione di un perché. L’unico grosso difetto di questo libro è la scelta di far raccontare la storia ad uno dei personaggi, quasi fosse un diario, ma lo stile ne perde in acume e in lucidità. Certo il finale compensa, ma peccato, perché poteva essere ricordato, per spessore e caratterizzazione degli ambienti, come uno dei suoi libri più belli: come nel paradosso di Zenone di Achille e la tartaruga, la Christie ci costringe a riconoscere uno iato insanabile tra la logica della ragione e l’accadere concreto della realtà.