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La notte più lunga
 
La notte più lunga 2019-10-16 08:29:51 sonia fascendini
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    16 Ottobre, 2019
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Una nuova coppia

In questo romanzo Connelly fa incontrare due dei suoi figli più noti al pubblico. Ne esce una coppia credibile, ben assortita e capace di mettere assieme una trama semplice, ma di effetto. Avevo già conosciuto il detective Bosch agli albori della sua carriera letteraria, adesso l’ho ritrovato dopo parecchi anni un po’ acciaccato e stanco nel fisico, ma ancora entusiasta. Conosco qui, invece la detective Ballard altrettanto attenta e precisa nel lavoro e con molti motivi razionali e validi per cambiare lavoro ma molte più ragioni irrazionali per continuare, invece a farlo. Entrambi, per ragioni diverse sono stati spinti dal sistema ai margini del distretto di polizia. Lui, ormai in pensione si occupa di casi freddi: i reati piuttosto datati, ma mai risolti. Nel corso del libro riuscirà a farsi buttare fuori anche da questo lavoro, ma non a farsi passare la voglia di giustizia. Lei, è stata punita per avere denunciato delle molestie sessuali subite sul posto di lavoro e quindi trasferita al turno di notte. Si tratta del turno più scomodo: quello in cui i poliziotti iniziano a fare esperienza e da dove se ne vanno il prima possibile alla ricerca di migliori opportunità di carriera. Rassegnata al suo destino, ma mai attirata dall’umano desiderio di prendersela comoda o di tirare a campare. Entrambi conducono per scelta una vita solitaria e direi quasi ai minimi termini. Molto pochi i contatti umani che hanno nel privato, ma quei pochi possono contare su due persone leali, generose e sempre pronte a spendersi. E’ questa loro caratteristica a farli incontrare e a convincerli a superare la loro naturale ritrosia e a impegnarsi nella soluzione dello stesso caso. Si tratta della morte di una ragazzina scappata di casa avvenuto parecchi anni prima. La madre della ragazza è temporaneamente ospitata a casa di Bosch e lui le ha promesso che le porterà un colpevole, anche lavorando nel suo poco tempo libero. Ballard, invece non ha alcun contatto con la vittima, ma quando trova quell’uomo dalla chioma argentata che fruga nei cassetti di un suo collega si incuriosisce e decide che Daisy merita giustizia. I due iniziano la collaborazione, continuando contemporaneamente a svolgere il lavoro quotidiano. Connelly è molto abile nell’accompagnarci nell’attività quotidiano dei due senza mai farci perdere di vista il caso principale: quello di Daisy. Con l’abilità degna solo di chi ha lunga esperienza lo scrittore ci racconta varie vicende, diversi crimini, facendo in modo di mantenere sempre la nostra attenzione. Tutto è chiaro e lineare, mai un passaggio brusco, mai la necessità di fermarsi per capire in che intrico siamo finiti. I personaggi pur nella loro bizzarria sono comunque realistici e capace di attirarsi simpatia. Molto credibili anche le indagini fatte a volte frutto di intuizioni e di qualche colpo di fortuna, ma sempre giustificate da spiegazioni razionali e logiche. Anche il paziente lavoro di archivio fatto dai due investigatori non è mai noioso, semmai serve a stuzzicare la curiosità del lettore. Interessanti le figure dei due protagonisti. Due poliziotti navigati, la cui esperienza avrebbe potuto farli diventare aridi e duri, ma che invece mantengono una rigida morale, che solo a fatica si deforma. E’ la stessa Ballard a mettere i paletti del loro lavoro: piegare le regole, ma mai infrangerle. Mi è piaciuto anche il finale: senza grossi picchi di adrenalina, come non ce ne sono in tutto il resto del romanzo, ma comunque capace di far passare in poche righe tutta una gradazione di emozioni e di dubbi morali.

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