Dettagli Recensione
UN BUON THRILLER
Questo thriller è un libro nel libro, nella prefazione leggiamo che “Il manoscritto” è l’ultima opera incompiuta dello scrittore di successo, Caleb Traskman. E' il figlio dell'uomo a trovare il romanzo incompiuto nella soffitta della loro casa e sarà proprio il ragazzo a scriverne il finale.
Inizia così la storia, da una parte troviamo Léane Morgan una famosa scrittrice di thriller, che sta vivendo un dramma famigliare, la figlia Sarah è scomparsa ormai da anni e sembra sia stata assassinata da un serial killer.
Dall'altro lato, troviamo le indagini del poliziotto della sezione omicidi, Vic Altran, che indaga su una macchina rubata, dove è stata rinvenuto il cadavere di una giovane ragazza senza volto.
Devo essere sincera e dire che la scrittura dell’autore è molto scorrevole, pulita, a volte cruda e senza mezzi termini e le descrizioni sono molto dettagliate e non lasciano spazio all'immaginazione anche quando la scena è molto macabra.
Nonostante questo non mi sono spaventata, forse solamente in alcuni passaggi, ma avevo già letto qualcosa di simile in passato.
I capitoli sono molto brevi e consentono al lettore di essere attento alla storia e di rendere la narrazione molto veloce e scorrevole.
Però ho riscontrato dei piccoli difetti nel corso della storia.
In primis, non sono riuscita ad affezionarmi ad alcun personaggio, se non un po’ a Vic. I vari protagonisti e comparse, sono caratterizzati in maniera abbastanza dettagliata ma probabilmente l’autore non ha voluto scavare a fondo e avrei preferito maggiore ricerca psicologica attorno ai protagonisti.
Vic è un personaggio stereotipato nel genere thriller, è divorziato, depresso, ha un rapporto difficile con la ex moglie e con la figlia, con la quale cerca di recuperare un rapporto normale. E' un personaggio che risulta simpatico al lettore e in parte comprendiamo il momento difficile che sta vivendo. Nel suo campo è molto metodico, schematico e preciso e devo dire che fa con passione il suo lavoro. Però credo che abbia delle caratteristiche in comune che possiamo riscontrare in altri commissari.
I POV che l’autore ha scelto di raccontare sono due, quello di Vic e Léane, anche se quello della donna è presente in più capitoli rispetto a quelli del poliziotto e anche qui a mio avviso era più interessante capire le indagini di Vic.
Non abbiamo il punto di vista dedicato al colpevole, sarebbe stato interessante scoprire cosa passasse per la mente dell’assassino e cosa lo muovesse quando compie i suoi terribili gesti, l'autore ce ne doveva parlare senza farci capire chi fosse.
Molti capitoli finiscono con un colpo di scena o un elemento che ci fa esclamare “e adesso cosa succede?”, ma poi il capitolo successivo cambia il punto di vista e la tensione e la suspense crolla.
Questo l'ho notato molte volte.
All'inizio di una scena l’autore si sofferma molto sulle descrizioni e risultano essere dei passaggi molto lenti che fanno scendere il climax della storia e rendono la narrazione in alcuni momenti un po' piatta.
Per esempio:
"Colin si tolse il giaccone, la sciarpa, appoggio il portafoglio su un angolo del mobile e indicò ai tecnici dove operare. Léane li osservò applicare i loro prodotti, le polveri, un po' dappertutto, perfino sugli interruttori della camera da letto. Colin li aiutava per rendere più rapido il lavoro." (all'interno del capitolo)
E ancora:
"Potenza, lentezza e sorpresa riassumevano l'impressione che offriva al viaggiatore il parco naturale del Vercors. All'improvviso le dolci colline potevano sbriciolarsi in crinali frastagliati, dopo una curva stretta si aprivano panorami grandiosi dove al posto delle rocce c'erano pini, pianure, distese senza fine." (all'inizio del capitolo)
Sullo stile non posso dire nulla, perché l'autore ha un'ottima penna però soprattutto nel secondo caso, queste descrizioni appesantiscono la lettura e fanno allontanare il lettore dalla storia.
Meglio scrivere così, come ha fatto in altri capitoli:
"Léane scosse Julian e si butto giù dal letto come una tigre. Corse verso la cabina armadio per prendere la pistola nascosta sotto i suoi abiti. Suo marito si svegliò."
A mio parere avrei preferito un inizio capitolo più d'azione come quello riportare sopra, rispetto a quelli più descrittivi, però credo sia questione di gusti personali, anche se non posso negare che questo tipo di narrazione troppo minuziosa non mi entusiasma molto.
Pensavo che ci fosse qualcosa in più che mi avrebbe sorpreso e fatto rimanere a bocca aperta, probabilmente è un mio limite ma non posso considerare questo thriller tra i migliori che ho letto.
Continuo a preferire quello psicologici.
In conclusione, non mi sento di non consigliarvi questo libro, perché potrebbe essere più nelle vostre corde anche se non lo è stato nelle mie.
Il libro è scritto bene, si legge abbastanza velocemente e quindi merita di avere una possibilità.
Una domanda a chi lo ha letto... qual era lo scopo dell'autore nello scrivere questa prefazione?
Perché dirci che questo è un romanzo nel romanzo?
Io non l'ho capito e voi?
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Commenti
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A presto
Alice
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