Dettagli Recensione
Che stia davvero tornando il King di una volta?
Intendiamoci, "L'istituto" non è un'opera esente da difetti e probabilmente non è neanche lontanamente accostabile a quei capolavori che sono "Il miglio verde", "22/11/'63" oppure "It"; ma è comunque un romanzo che ci fa risentire il sapore del King migliore, quello che l'ha portato a essere quello che è.
Mentre in seguito alla lettura di "The Outsider" poteva sussistere il dubbio che fosse solo una buona uscita in mezzo alle tante recenti delusioni, la lettura di quest'ultimo romanzo ci rivela un King in grande spolvero e fa recuperare speranze ai suoi fan che sperano in altri capolavori che siano al livello delle opere del passato, anche perché a rigor di logica un autore dovrebbe essere come il vino e migliorare col passare degli anni. Ai tempi di della trilogia che aveva inizio con "Mr. Mercedes" sembrava che questo discorso non si applicasse in questo caso, e che il Re fosse precipitato in un rovinoso declino senza uscita.
Questo timore potrebbe essere infondato.
Lo stile di King è coinvolgente e scorrevole come sempre, capace in certi tratti di tenerti incollato alle pagine, anche se ci sono dei momenti in cui la storia tende a rallentare e l'autore a ripetersi. L'originalità della storia e il mistero che la impregna, tuttavia, riescono a stimolare la curiosità del lettore e a spingerlo a non demordere anche nei tratti più lenti.
Come dicevo all'inizio però, quest'opera non è esente da difetti; anzi, direi che ce n'è uno piuttosto evidente che nella mia testa ha un po' sminuito il valore di tutta la storia, perché è su questo presupposto che si regge tutta la trama tessuta dall'autore. Non posso essere più specifico, altrimenti rischierei la lapidazione per "spoileraggio" acuto, ma posso dirvi che un lettore attento e più schizzinoso di me che si accorga della stessa incrinatura narrativa, potrebbe avere una reazione molto meno pacata della mia, che mi sono limitato ad abbassare di un'unità il voto al contenuto.
La storia si concentra su Luke Ellis, ragazzino dodicenne dall'intelligenza talmente straordinaria da portarlo anche a una così giovane età, a presentarsi per i test d'ingresso di due importanti università. Contemporaneamente.
L'intelligenza, tuttavia, non è l'unica peculiarità a rendere speciale questo ragazzino, e saranno proprio le sue altre doti a spingere una squadra di rapitori a uccidere i suoi genitori, rapirlo e portarlo in una struttura detta "L'istituto". Luke si risveglierà in una stanza in tutto e per tutto simile alla sua, se non fosse per la totale assenza di finestre.
In questo Istituto Luke conoscerà tanti altri ragazzi come lui, che vengono sottoposti ai trattamenti più brutali pur di far emergere le loro capacità, che a quanto sostengono i direttori di quell'inferno vengono utilizzati per "il bene della nazione". Cosa può capirne un bambino, per quanto dotato, del bene di una nazione? Come può un bambino anche solo pensare di sacrificare la propria spensieratezza nel nome di qualcosa che non è ancora in grado di capire?
King mette in piedi una storia originale, che potrebbe concludersi con questo tomo o anche dipanarsi in nuove pubblicazioni. Certo, occorrerà impegno per dare nuova linfa a una storia che sembra averci già detto molto di quel che aveva da dire, ma potrebbe valerne la pena.
"C'era un aggettivo per definire le persone come lei, ed era: fanatica. Eichmann, Mengele e Rauff erano scappati, seguendo la loro natura di codardi e di opportunisti, ma quel fanatico del loro Führer era rimasto e aveva preferito suicidarsi. Luke era quasi certo che, avendone l'opportunità, quella donna avrebbe fatto altrettanto."
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dunque, secondo me è un buon libro, ma ci sono altri titoli a cui darei priorità. Tra i recenti, lo stesso "The Outsider" è secondo me migliore. Se poi hai altri arretrati della sua vecchia produzione (tipo "22/11/'63" oppure "Il miglio verde") darei la precedenza a loro.
"L'istituto" è in ogni caso un libro piacevole :)
Vale.
figurati... sono certo che spenderai quei 20€ in maniera più produttiva :D Scherzi a parte, ovviamente sono gusti. Deduco che “The Outsider” non ti sia piaciuto... io l’ho reputato un buon romanzo (seppur con delle lacune), ma non mi stupirei se qualcuno gli preferisse “L’istituto”.
Vale.
metto lo SPOILER ALERT per chi non lo ha letto :D
Può essere un'idea anche strettamente personale, ma ho trovato la spiegazione riguardo l'utilizzo dei ragazzini dell'istituto piuttosto forzata. Mi spiego... mentre ha senso usare i precognitivi per scoprire chi diventerà una persona da eliminare, non ha senso per me mettere in piedi istituti interi pieni di ragazzini solo per farli fuori. Perché non farli semplicemente ammazzare con metodi tradizionali, piuttosto che mettere in piedi strutture così grosse, dalle metodologie complicate e discutibili? Basta un sicario. Addio problema. In fondo, grazie ai precog, scoprono le loro intenzioni quando sono persone ancora non troppo importanti e ucciderle non deve essere così complesso.
Certo, si tratta di un racconto di fiction... ma per me King poteva inventarsi di molto meglio. Mi è sembrata una scelta debole.
Ma comunque, meglio che tu te la sia goduta! Si sa, io sono incontentabile :D
Vale.
Perché io ho trovato il ritmo di quest'opera un crescendo emozionante, tuttavia la parte iniziale in cui presenta Tim non l'ho trovata intrigante e quando ritroviamo il personaggio, pressoché alla fine, quasi avevo scordato il suo ruolo nel romanzo.
Per il resto mi è piaciuto e sono arrivata alla fine con il fiato sospeso perché credo davvero che il punto di forza di questa storia sia il ritmo, da metà in poi e il modo in cui riesce a farti affezionare ai ragazzi.
Io credo che la scelta di King di lasciar morire i Gorky di stenti, come batterie che man mano si deteriorano e perdono il senno, faccia impennare il grado di sensibilizzazione.
Infatti Morinne, la donna che aiuta Luke a fuggire, filma proprio Gorky park per poi salvare il video sulla chiavetta. Si vuole volutamente puntare il dito sulla fine dei ragazzi e il conto alla rovescia per Kalisha e gli altri.
credo che quest'aspetto che tu hai messo in risalto sia uno di quelli che non ci permetta di considerare il "nuovo" King alla stregua del "vecchio". Io sono sempre molto felice quando gli autori (letterari e televisivi) si prendono il proprio tempo per presentarci il background di un personaggio: questo, pur rallentando la lettura/visione, permette di creare una storia molto più potente in seguito, rendendoci più coinvolti coi personaggi.
Ovviamente, c'è chi lo fa bene e chi un po' meno bene.
In passato King era uno di quelli che lo facevano più che bene; penso a "Il miglio verde" e a "It", che si fondano molto sul background dei personaggi. Nei suoi ultimi romanzi, tuttavia, la qualità di questo suo lavoro è parecchio calata, e "L'istituto" ne è un'ulteriore prova.
Per fortuna, in quanto a idee, è ancora in grado di farsene venire di buone; riuscisse a metterle in atto come faceva prima... sarebbe una gran bella fortuna!
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