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Un thriller diverso dal solito
È un inverno affamato, terribile e implacabile quello del gennaio 2014. È un inverno che avvolge Sarah e i suoi capelli biondi raccolti sotto ad un berretto di lana blu, è un inverno che penetra le ossa, è un inverno che non perdona. Sarah e i suoi diciassette anni, i suoi occhi di luce azzurra e la sua interminabile voglia di correre bene in quelle gare regionali di mezzofondo non possono però farsi fermare da lui. Deve allenarsi, deve essere pronta per questo impegno così prossimo. Ma quel 23 gennaio 2014, alle 17.30, della tanta gente che passeggia e pullula la località in estate non vi è traccia. È buio, qualche lampione riesce ad illuminare la via, il resto è vuoto. Una mezz’ora interminabile e fatta di silenzio. Il rientro a casa. Perché la porta è aperta? Era certa di averla chiusa. Sei mesi dopo, una ciocca di cinquecentododici capelli – non uno di più, non uno di meno – arriva per posta da Valenza a ottocento chilometri di distanza all’indirizzo de “l’ispiratrice”. Appartiene a Sarah. Il modus operandi è quello dell’autore dei quattro rapimenti. Léane e Jullian Morgan hanno la certezza che non rivedranno più la loro figlia.
Dicembre 2017. Quentin Rose ha diciotto anni ed è fiero del crimine che ha appena commesso. Ha deciso di uscire dall’autostrada dopo il colpo per evitare i controlli dell’autorità, eppure, quei bagliori blu dopo una curva lo sorprendono e interrompono definitivamente la sua fuga. La morte è pronta ad abbracciarlo nella sua morsa imperdonabile. Quando Vladimir Morel giunge sul luogo del decesso si rende subito conto che oltre alla morte del conducente e al ritrovamento di qualche soldo, di un cellulare e di pezzi di una beretta, c’è ben altro.
«Il baule dell’auto incidentata conteneva il cadavere di una donna, per metà avvolto nel telone verde. Il corpo era stato spinto in fondo dalla violenza dell’urto. La testa, rivolta verso la luce esterna delle alogene, era dentro un sacchetto di plastica trasparente, chiuso da un groppo elastico blu attorno al collo. Nel viso scuoiato – era rosso come una colata di lava – due orbite vuote sembravano aspettare gli occhi. Di lato, c’erano prodotti per la pulizia, candeggina, due secchi, strofinacci, un badile e due sacchi di calce viva.»
Sollevato il telone, l’evidenza: al cadavere mancano le mani, sono state tranciate di netto. Gli avambracci sono stati avvolti fino al gomito in sacchetti di plastica chiusi con lo scotch e non con gli elastici, come per la testa. Le mani, disposte in lontananza dal corpo e a loro volta impacchettate a dovere come normale carne da macelleria, sono quell’elemento che paradossalmente scagiona Rose. Perché? Perché appartengono ad un altro corpo. Ma è Quentin l’autore del crimine? No, perché egli non ha fatto altro che rubare una Ford grigia all’interno della quale vi era il cadavere.
In pochissimi conoscono la vera identità di Enaël Miraure, in pochissimi sanno che Léane Morgan è colei che si cela dietro a quei romanzi capaci di far passare delle atroci notti in bianco. Il segreto, però, deve restare tale. A maggior ragione dopo la morte di sua figlia, a maggior ragione ora che il suo quasi ex marito Jullian non riesce a darsi pace e persiste ad indagare e a cercare la giovane scomparsa della cui spoglia non vi è traccia. Ha continuato a cercare delle risposte, il padre, ma cosa ha scoperto? Sospetti e indizi di quest’ultimo iniziano ad essere presi sul serio quando la morta a bordo della macchina rubata da Quentin viene ritrovata. Perché Jullian è stato ferito? Sarà Léane a dover rimettere insieme i tasselli di questo enigma sempre più complesso e stratificato il cui finale verrà scritto dal figlio di Caleb Traskman, famoso autore di thriller, che si suicida lasciando incompleto il suo ultimo manoscritto atto a dar voce alla storia della donna nonché collega e scrittrice di fama internazionale.
«I mostri esistevano e sarebbero sempre esistiti, con o senza di lui. E avrebbero continuato a divorare vite, qualsiasi cosa lui facesse.»
Franck Thilliez torna in libreria con un thriller davvero interessante, caratterizzato dal giusto ritmo narrativo e da una trama solida e ben costruita. Le pagine scorrono rapide e senza difficoltà tra le mani del lettore che si lascia rapire dal mistero e che costantemente cerca di venirne a capo. L’impressione, inoltre, è quella di trovarsi di fronte ad una vera e propria sceneggiatura cinematografica tanto è precisa e articolata l’impostazione del componimento. Solida e lineare è la costruzione dei personaggi che risultano agli occhi del conoscitore veritieri e tangibili. L’arcano si snoda raccontandosi attraverso la storia di una famiglia spezzata dalla tragica scomparsa della figlia e dalle tante vite e fatti che si sono susseguiti a prosieguo di ciò. Un romanzo nel romanzo che riesce magistralmente, che si distingue per originalità e fluidità rispetto agli altri scrittidel genere e che non delude le aspettative dei lettori.
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