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Vacanze, omicidi e sciarpe ai ferri
Dopo parecchi anni sono ritornata dalla regina indiscussa dei romanzi gialli Agatha Christie con “Miss Marple nei Caraibi”, una delle molte storie che vede come protagonista -o meglio, come detective dilettante- l'arzilla vecchietta da me sempre associata con affetto al suo corrispettivo televisivo, Jessica Fletcher.
In questo romanzo, troviamo Miss Marple in un ambiente per lei insolito: per aiutarla a riprendersi dopo una grave polmonite, suo nipote Raymond le regala una rilassante vacanza sull'isola di St Honoré. Ma la nostra protagonista è incapace di rimanere inoperosa e l'improvvisa scomparsa di un ospite del suo hotel la spinge ad avviare un'indagine, certa che non possa essersi trattato di una morte per cause naturali.
Riuscendo a catturare l'interesse del lettore, il giallo si sviluppa in modo molto ritmato ed alquanto originale, passando per diversi POV e quindi non soffermandosi unicamente su Miss Marple, che anzi in parecchi capitoli non compare neanche.
Trattandosi di un romanzo dei primi anni Sessanta è logico riscontrare molte differenze tra i costumi dell'epoca e quelli attuali, ma la cara Christie si difende bene e non dimostra alcun timore nel parlare di argomenti come l'adulterio, l'omosessualità o i rapporti sessuali perché in fondo, citando la stessa Miss Marple, «naturalmente la gente vi si dedicava con altrettanta frequenza pur parlandone con parsimonia e riuscendo forse a provare un piacere maggiore di quanto non avvenisse ora o così almeno le sembrava.»
La sola critica che mi sento di muovere al romanzo è -come sempre!- per l'edizione italiana; ora, io ho letto una vecchia copia edita negli anni Ottanta e so che nel frattempo ne sono state pubblicate altre due, ma nel testo mancano moltissimi congiuntivi e questo va ovviamente a rovinarne la lettura.