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In famiglia tutto bene
“Nei luoghi oscuri” è un thriller psicologico scritto da Gillian Flynn che, come il suo romanzo più noto “L'amore bugiardo”, sfrutta il pretesto iniziale di un efferato delitto per illustrare pian piano le vicende private, e spesso altrettanto efferate, di un famiglia.
Il romanzo è diviso in due timeline, una ambientata ai giorni nostri e l'altra all'inizio del 1985 per mostrarci passo passo quali eventi hanno causato il crimine, fulcro della storia. La narrazione è spezzata anche in diversi POV, tra i quali l'unico in prima persona è quello della protagonista, Libby Day; questa scelta ha il fine di mostrarci in modo più dettagliato le sue emozioni e l'evoluzione che subirà nel corso della storia.
La trama parte dal presente, con Libby ormai trentenne che non sa cosa fare della sua vita: fino a quel momento è sopravissuta grazie alle generose donazioni delle persone commosse dalla sua storia ma ora si trova a corto di denaro, tanto da accettare di partecipare dietro lauto compenso ad un incontro del Kill Club. Di questa associazione fanno parte ex poliziotti o semplici cittadini interessati a risolvere noti casi di cronaca nera; per la prima volta in quasi venticinque anni, Libby si pone delle domande su quanto successo alla sua famiglia e decide di indagare a fondo, come forse la polizia non fece all’epoca.
Si alternano poi via via le scene ambientate nel passato e ci mostrano come, in poche ore, si sviluppò un’incredibile sequenza di eventi covati da tempo che portarono alla morte della madre e delle sorelle di Libby, nonché all’arresto di suo fratello maggiore Ben, ritenuto l’artefice della strage.
La storia si dipana in modo chiaro e davvero rapido e, a differenza di quanto successo con “L’amore bugiardo”, sono riuscita a prevedere il finale con largo anticipo. Non mi ritenendo affatto un’acuta investigatrice, quindi presumo che non fosse poi così complesso da indovinare.
Punto di forza del libro sono invece i suoi personaggi, a partire dalla protagonista. Libby è sicuramente una donna difficile: abituata a rubare nei negozi e in casa d’altri, pronta a menar le mani e senza alcuna remora ad informare il lettore dei suoi pensieri più malvagi
«Ed ecco che era riaffiorata la cattiveria. [...] Il viso di Jamie era parzialmente bruciato nell'incendio appiccato dal padre, che aveva uccido tutti gli altri membri della famiglia. Ogni volta che prelevavo del denaro, pensavo che, se Jamie non mi avesse rubato in parte la ribalta, adesso avrei potuto avere il doppio dei soldi. [...] Era un pensiero orribile, naturalmente. Fin lì ci arrivavo anch'io.»
Questo atteggiamento, spesso ribadito nei primi capitoli, potrebbe portare il lettore a disprezzarla e quasi a voler abbandonare subito il libro; io consiglio invece di perseverare, perché la Flynn riesce a descrivere in modo molto credibile la sua crescita personale, per giungere nella parte finale a pensieri come questo:
«[...] mi misi un po' di burro cacao che stavo per rubare e avevo invece comprato (una decisione di cui non ero ancora del tutto convinta).»
Promuovo anche il resto della famiglia Day, con qualche riserva sulle sorelle -Debby troppo marginale, Michelle eccessivamente matura per la sua età. Un famiglia che condivide gli stessi geni e gli stessi pensieri cupi
«Questa [triste] è la parola che userebbe mia madre, meno drammatica di ‘depressa’. Sono triste da ventiquattro anni.»
nonché una tendenza malsana alla violenza (Runner si gioca con Sageous il titolo di Cattivo Più Odiato del 2019) ed il frequente ricorso a pensieri che ruotano attorno al suicidio
«[Ben] Vide di nuovo asce, pistole, corpi insanguinati riversi al suolo. Urla che lasciavano il posto a gemiti e sussulti. Desiderò che il sangue sulla fronte non si arrestasse mai.»
Il resto del cast è abbastanza gradevole, soprattutto per la presenza di una vasta rappresentazione, anche se non ho apprezzato affatto la scelta di dipingere sempre e solo relazioni genitori-figli problematiche. In alcuni casi si creano situazioni anche credibili, seppur un po’ agli estremi
«Diondra sosteneva che quella regola lo faceva sentire meno in colpa quando l'abbandonava a se stessa a volte per mesi, [...] Conferiva dignità alla sua paternità: sua figlia poteva bere o assumere droghe, ma se rimaneva vergine, allora lui non era un padre così di merda come sembrava.»
mentre in altri credo che la Flynn abbia calcato oltremisura la mano per aumentare la drammaticità della scena, come il comportamento di Magda nei confronti del figlio in questo dialogo:
«-Cristo, Ned, smettila di mangiarti la roba per gli ospiti! [...] Va' al negozio, ho quasi finito le sigarette. E compra altri dolci.
-Jenna ha preso la macchina.
-E allora vacci a piedi, ti farà bene.»
Altri elementi negativi, a mio parere, sono l’espediente dell’incomunicabilità utilizzato per allungare la storia in alcune parti, come il primo incontro tra Libby e Ben, e il nominare in continuazione la catena di negozi 7 Eleven, neanche si trattasse di uno spot promozionale.
Positiva invece la decisione di dare un maggior respiro alla narrazione, introducendo una breve di parentesi storica sull’embargo imposto da Jimmy Carter all’Unione Sovietica nel 1980, che portò al fallimento numerosissimi agricoltori statunitensi già gravati dai mutui elargiti troppo facilmente dalle banche
«[Runner] era andato a chiedere un prestito. Aveva finito per ottenere il doppio di quanto richiesto. Non avrebbe dovuto accettare, forse, ma il responsabile dei prestiti aveva detto di non preoccuparsi, dopotutto era l'epoca del boom economico.»
e poi costretti a vendere tutto, prima le attrezzature e poi i terreni. In un libro d’intrattenimento mi hanno colpita questi spunti, e ne ho colto un parallelismo significativo tra il trattamento riservato dalla cittadina ad un agricoltore indebitato
«Tutta Kinnakee sembrava affranta per quel disgraziato incidente, finché non era saltato fuori che la fattoria del tizio stava affondando nei debiti. [...] E tutt'a un tratto si erano rivoltati contro quel poveretto, che era morto con i polmoni pieni di grano.»
e quello che ogni giorni milioni di italiani “perbene” riservano alle vittime dei crimini di cui sentiamo parlare alla TV: è stato investito? tanto era solo un nero... L’hanno stuprata? e di che si meraviglia, con quella gonna! Un pestaggio? ma secondo me a quei gay piace pure.