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«Il male sotto il sole»
Durante le vacanze estive il caso ha riunito un eterogeneo gruppo di villeggianti al Jolly Roger, un lussuoso albergo ricavato da una villa georgiana sull’Isola del Contrabbandiere, lungo le coste della Cornovaglia. Apparentemente una zitella sportiva di mezza età, la proprietaria di un atelier di moda, una giovane coppia di sposi, un padre in vacanza con la figlia e la seconda moglie, un maggiore dell’esercito, uno scommettitore incallito, una bizzarra coppia di americani e un rigido pastore anglicano non hanno nulla in comune e invece qualcosa c’è: tutti loro nutrono una profonda insofferenza nei confronti di una degli ospiti dell’albergo, l’ex attrice di varietà Arlena Stuart, giunta sull’isola in compagnia del marito, il capitano Marshall, e della figliastra di quattordici anni, Linda. Sebbene non più giovanissima, Arlena è una donna splendida che esercita un fascino da sirena ammaliatrice su qualunque uomo la incontri, finendo inevitabilmente con l’attirare l’odio delle donne ingelosite e la disapprovazione di tutti gli altri.
La situazione precipita quando Arlena intreccia una liaison con un altro ospite dell’hotel, Patrick Redfern, giovane, sciocco e belloccio, marito della pallida, silenziosa, scialba Christine, che a confronto con la spumeggiante e seducente signora Marshall non può che perdere la sfida. Ben presto accade l’inevitabile e tra amori, odi e gelosie, sull’incantevole Isola del Contrabbandiere, quasi un piccolo paradiso dove il sole splende, il mare luccica e la natura fa bella mostra di sé, si consuma un efferato delitto: Arlena Marshall è ritrovata strangolata nell’isolata baia di Pixy Cove. Fortuna che al Jolly Roger c’è un ospite pronto a risolvere il mistero: Hercule Poirot, che non riesce a stare lontano dai delitti neanche in vacanza. Monsieur Poirot sa bene che il «il male si annida dovunque, sotto il sole», anche in un luogo magnifico come l’Isola del Contrabbandiere (non a caso il titolo originale del romanzo e anche dello splendido film che ne è stato tratto nel 1982, con Peter Ustinov, Jane Birkin e Diana Rigg, è proprio "Evil under the sun"), e che la soluzione di questo mistero incredibilmente intricato si nasconde dove meno ci si aspetterebbe di trovarla.
All’inizio del terzo millennio i gialli di Agatha Christie iniziano forse a mostrare il peso degli anni e "Corpi al sole", uscito nel 1941, non fa eccezione. Eppure la caratterizzazione “vecchio stile” che li contraddistingue, lungi dall’essere un limite, diventa invece un pregio che dona di volta in volta al racconto il fascino unico di un mondo scomparso, tra ombrellini parasole, tè pomeridiani, cappellini e visite di cortesia. "Corpi al sole" ci regala una deliziosa istantanea di una vacanza di altri tempi, scandita da ritmi e occupazioni ben diverse da quelle odierne, e al tempo stesso è uno dei gialli della Christie, insieme a "Dieci piccoli indiani", "Poirot sul Nilo" e "Assassinio sull’Orient-Express", nei quali trovano la loro migliore combinazione gli ingredienti tipici delle sue opere: un cadavere, un luogo “chiuso”, non raggiungibile dall’esterno, isolato e ricco di fascino, un gruppo ristretto di personaggi, ciascuno (o almeno la maggior parte di essi) con un ottimo motivo per uccidere la vittima, e un mistero che è un autentico rompicapo. "Corpi al sole" può quindi essere annoverato a pieno diritto tra i massimi capolavori dell’autrice, che quasi a ogni pagina si diverte a prendere per il naso il lettore, sposta le pedine sulla scacchiera e prospetta un capovolgimento totale della situazione, lasciando fino all’ultima riga con il fiato sospeso.
Chi ha ucciso la sirena del Jolly Roger? Una moglie furiosa, un amante geloso, un marito possessivo, una figliastra maltrattata, un religioso esaltato a caccia del demonio, una donna che aspira a prendere il suo posto come nuova signora Marshall? Come dice Poirot, «la spiegazione all’ultimo capitolo, madame».
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