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Dov'è quel dannatissimo labirinto?
Jeanne Kalogridis mi aveva deluso parecchio un paio d'anni fa con “La sposa dell’inquisitore”, ma avevo ancora un paio di suoi titoli in libreria e quindi ho voluto comunque darle una seconda chance e leggere “Il labirinto delle streghe”, altro romanzo storico che mescola però parecchi elementi fantastici.
La trama segue la storia di Sybille dal racconto che lei stessa fa della sua vita al monaco Michel; accusata di stregoneria, per la giovane donna è già pronta una condanna a morte, ma lei è comunque determinata a raccontare la sua versione di quanto accaduto dal giorno della sua nascita, e soprattutto della lotta tra la sua Razza e il Nemico che la vuol tenere separata dal suo Amore.
Mi rendo conto di non essere in grado di riassumere decentemente la sinossi, ma in questo libro la confusione regna sovrana: vengono mescolati assieme elementi New Age che rimandano alla Wicca, riferimenti religiosi dell'Ebraismo e del Cristianesimo e l'esoterismo dei Cavalieri Templari. Come se non bastasse, non è mai ben chiarito se la magia in questo romanzo sia reale o meno, perché ad esclusione di chi la pratica essa ha ripercussioni quasi nulle sul mondo esterno e si parla principalmente di sogni profetici ed amuleti non sempre efficaci. Per non parlare di quando queste visioni servono a giustificare azioni decisamente riprovevoli, come il rapimento di una neonata o lo stupro di una ragazzina incosciente.
Neppure i personaggi mi hanno particolarmente colpita, specie perché sono poco approfonditi e ricalcano delle macchiette collaudate. Non mi sento di salvare neppure la protagonista che si dimostra priva di carattere e sempre in balia degli eventi, con la “scusa” di dover compiere il volere della Dea.
Lo stile della Kalogridis è buono ma del tutto dimenticabile, e mi ha divertito solo per le descrizioni contraddittorie (l'omone... basso?) e la scelta di inserire sempre dei colori accostati (nero-bluastro, rosso-dorato, verde-grigio, ecc.).
Di questo romanzo promuovo però l'accurato lavoro di ricerca per la parte storica; nella descrizione delle malattie del passato e delle battaglie l'autrice da il meglio di sé, scivolando in alcuni casi nello splatter senza un valido motivo.
Ultima nota, l'edizione italiana targata Newton Compton ha stravolto il titolo originale “The Burning Times” (letteralmente, L'epoca dei roghi) in favore di uno del tutto fuori contesto: quelli che in questa storia vengono definiti streghe o stregoni non amano detti appellativi, ma soprattutto non c'è nessunissimo labirinto!