Dettagli Recensione
Questione morale
Breve ma necessaria premessa: nell'affrontare la lettura di un romanzo occorre in primis collocarlo geograficamente, storicamente e socialmente. Un simile atteggiamento, forse presuntuoso, è motivato dalla estrema diversificazione negli aspetti menzionati, che troviamo di volta in volta nell'autore affrontato. Per esemplificare e semplificare nel campo del "giallo" (o thriller o noir..) la nazionalità già funge da filtro: un nordamericano avrà lessico tagliente, spedito, intenso. Un francese toni più pacati, nebbiosi, intimisti. Uno spagnolo elementi di colore, sanguigni, solari ecc... In questo caso la Penny è evidentemente "canadese" nel senso di aggettivo e non di sostantivo. Tutto il libro è infatti permeato di un senso morale in capo al protagonista ed ai comprimari, che risulterebbe assolutamente incomprensibile in altre dimensioni geografiche. Armand Gamache è in continuo conflitto con se stesso poiché per un canadese il fine non giustifica i mezzi e venire a patti con una condotta che si scosta soltanto di poco dai principi etici, è per lui un ostacolo drammatico da superare. Questo codice vincola personaggio, scrittore e di conseguenza lettore, con quest'ultimo che come sopra accennato deve adeguarsi. Quindi non stupisca l'immobilismo iniziale del poliziotto che pur rivestendo ruolo di vertice assoluto, non interviene per coscienza e per lo stesso valore lascia che la sua figura sia disprezzata o dileggiata, in nome di un esito finale che nulla ha dei toni trionfalistici di altre opere. I personaggi delle "Case di vetro" sono numerosi, ma accuratamente descritti, il ritmo non intenso ma comunque costante. Se si può dare un consiglio al lettore riguarda la pazienza. Il finale ripaga almeno in gran parte dell'attesa. Siamo comunque di fronte ad un prodotto a suo modo originale.