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Un thriller affascinante e originale.
E’ forse uno dei migliori thriller di James Patterson, prodotto in collaborazione con Howard Roughan, autore di alcune novelle e consulente pubblicitario a Manhattan. E’ scritto indubbiamente bene, con uno stile essenziale, brillante, lucido, a volte ironico, ricco di citazioni letterarie e di riferimenti colti (per non farsi mancare nulla!) e, ovviamente, di sorprendenti colpi di scena. Una sferzata di energia, insomma, da parte della premiata ditta J.P.&Co. (quasi 400 milioni di libri venduti in tutto il mondo) famosa per un’incessante produzione letteraria a volte più commerciale che di qualità. Questa volta (sarà anche merito del giovane collaboratore?) Patterson si è superato, eguagliando i suoi libri migliori ed assicurando un’alta tensione emotiva, senza cedimenti, sbavature o lungaggini. La storia è abbastanza complessa e inconsueta. L’io narrante è un famoso professore universitario, Dylan Reinhart (si saprà poi che ha lavorato anche per la CIA), autore di un testo sull’analisi dei comportamenti anomali e sulla cosiddetta “teoria della legittimazione”, in pratica sulla possibilità e liceità che una persona possa essere autorizzata a farsi giustizia da sé. Reinhart viene chiamato a collaborare con una giovane ed esperta detective, Elizabeth Needham, per dare la caccia ad un enigmatico serial killer che, uno dopo l’altro, elimina con sistemi efferati personaggi che in passato erano stati processati e, anche se colpevoli, assolti da un famoso giudice per insufficienza di prove, vizi di forma, smarrimento di reperti. Ogni delitto è contrassegnato da una carta da gioco, lasciata sul posto, che costituirà un indizio per il prossimo delitto. Un serial killer diabolico, che ambisce al ruolo di giustiziere e coinvolge nelle sue trame un giudice dal passato ambiguo, un giornalista smanioso di mettersi in mostra, il sindaco della città con il suo portavoce. I sospettati sono diversi, le indagini sempre più serrate e colme di imprevisti, tanto da mettere a repentaglio l’incolumità degli investigatori. Il finale, poi, è travolgente: si assiste perfino ad un tentato assassinio architettato dal killer addirittura post-mortem ! Incredibile, ma la trovata è geniale e lascerà il lettore con il fiato sospeso fino all’immancabile lieto fine.
Lieto fine anche per l’eroe dell’ultima impresa, il professor Reinhart, che confermerà il suo genuino affetto nei confronti del compagno di una vita in comune, Tracy, ed otterrà la tanto desiderata adozione di un bimbo, che verrà a suggellare la sincera unione di una coppia di fatto.
Che dire ancora? Il giallo è affascinante e originale, anche per le dotte citazioni che affiorano qua e là. Oltre a quella famosa e illuminante di Einstein ( “Il vero genio è colui che sa di non sapere”), ne ricordo altre due che non conoscevo. “ Gli amici tieniteli stretti, ma i nemici anche più stretti” (Michael Corleone), e “Politici e pannolini vanno cambiati spesso, e per lo stesso motivo” (Mark Twain). Buona lettura !