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Felice e triste come la vita
Tra le opere del prolifico Simenon, “La camera azzurra” è certamente tra le più famose. Lo stile dell’autore belga è perfetto per il genere a cui appartiene, e quest’opera ne è forse tra gli esempi più lampanti. Mirabilmente costruito, riesce a tessere il corso degli eventi con maestria e a spingere il lettore verso la soluzione, pur lasciandolo con qualche dubbio fino alla fine. Tra i personaggi, forse è solo il protagonista quello veramente approfondito, ma in fondo è lui a essere il fulcro della vicenda e dell’idea che Simenon ha voluto trasmettere: straniero in un paese della campagna francese, dove ognuno sa tutto di tutti.
La cosa che impressiona di più, in questa storia, è come la vita di un uomo possa cambiare tragicamente, da un momento all’altro. Ma non è sempre un evento tragico e improvviso a causare questo cambiamento; spesso anche le parole o dei gesti che ci sembrano insignificanti possono innescare una reazione a catena, che porta inevitabilmente verso l’oblio e la distruzione di tutto quello che, ogni giorno, avevamo dato per scontato.
Tony Falcone è uno straniero, mai esattamente ben visto dal resto della popolazione, tuttavia tollerato. È riuscito ad avviare un’attività che gli permette di vivere una vita dignitosa, insieme a sua moglie Gisèle e sua figlia Marianne. Una vita tutto sommato normale, che esce fuori dai propri binari una volta al mese, nella camera azzurra: una stanza dell’albergo di suo fratello nella quale incontra la sua passionalissima amante, Andrée, sua vecchia compagna di scuola e anche lei sposata. Per Tony, in fondo, quelli non sono altro che piacevoli incontri nei quali sfogare i propri istinti, per poi ritornare nel porto sicuro di casa sua, nella quale lo aspetta la sua amata famiglia. Ma per Andrée le cose non stanno esattamente così.
La storia raccontata ne “La camera azzurra” ha inizio proprio durante uno di questi incontri, il 2 Agosto, uno di quei giorni che può sembrare dimenticabile nel momento in cui lo vivi, ma che nasconde il subdolo innesco per la distruzione di tante esistenze.
“Tony non avrebbe saputo dire se lo facesse con la sensazione di compiere un dovere, per farsi perdonare una debolezza, per riscattare una colpa. Sapeva solo che quella passeggiata sotto il sole, accompagnata dalla vocetta di sua figlia, era dolce e malinconica al tempo stesso. Si sentiva felice e triste. Ma non a causa di Andrée né di Nicolas. Non ricordava di averci pensato. Felice e triste come la vita, così avrebbe voluto dire.”