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Alcesti
Sono già trascorsi sei anni dal giorno dell’omicidio del quarantaquattrenne fotografo Gabriel Berenson per mano della trentatreenne moglie e pittrice di successo, Alicia Berenson. Allora sposati da sette anni, la coppia non aveva destato sospetto alcuno di possibili liti, dissapori o angustie nel rapporto. L’atto commesso dalla giovane donna non poteva pertanto che esser classificato come un gesto dovuto ad una psiche debole, malata, nevrotica, paranoica. A seguito del processo, il ricovero coatto presso il Grove Hospital e il silenzio. Un silenzio perpetrato per tutti e sei gli anni di degenza. Tuttavia, Theo Faber, psicologo di quarantadue anni divenuto tale perché in passato egli stesso nevrotico, è convinto di poter aiutare la “paziente silenziosa” e di poterla destare da quel mutismo in cui è calata. Per questo decide di lasciare il suo sicuro posto di lavoro per trasferirsi presso la precaria (molteplici sono le minacce di chiudere la struttura, manca solo il giusto pretesto) clinica in cui ella è ricoverata, per questo manifesta sin dall’inizio la volontà di lavorare a stretto giro con lei. Riuscirà Theo nella sua missione? La risposta non può che essere affermativa ma, badate bene, quel che emergerà dalla ricerca dell’uomo è molto più di quanto ci si possa aspettare e, tassello dopo tassello, verrà a ricostruirsi un quadro molto diverso, ed estremamente più grande, di quelle che sono le aspettative del curioso conoscitore.
«Una volta che dai un nome a qualcosa, non riesci più a considerarla nella sua interezza o a capire perché è importante. Ti concentri sulla parola, che è davvero solo la parte minore, la punta dell’iceberg.»
Il risultato finale è quello di un thriller intelligente, astuto, intrigante, dalla ben calibrata tensione emotiva e studiato su due registri. Un primo, in cui la scena è interamente riportata dalle voci dei due protagonisti per mezzo dei loro espliciti e impliciti diari, dove alcun colpo di scena sembra intervenire o scuotere quella che è una narrazione lineare, calma, logica, quasi come se fosse un report e in cui iniziamo a conoscere le due figure principali percependo soltanto un miraggio di quella che sarà l’evoluzione del testo. Un secondo, in cui assistiamo alla trasformazione di un medico in investigatore, un investigatore che non ha timore di essere provocatore, di muovere fili e tessere per ricostruire quella fantomatica notte. Non solo, in questa sezione conosciamo davvero la figura di Alicia tanto nella sua vita da pittrice e con tutti i satelliti di persone, fatti e cose che la circondavano, tanto nella sua prospettiva di degente. Conosciamo ancora dell’Alcesti e quella che era una vicenda priva di scossoni, muta sino a raggiungere alti livelli di alta drammaticità e di tragedia greca che conducono ad un epilogo ben studiato e congeniato.
La forza, comunque, di questo scritto risiede proprio nell’ingegnosa struttura con cui è stato costruito. L’autore è riuscito a dar vita ad una pièce che conquista e affascina, che presenta immediatamente indizi per la risoluzione dell’enigma seppur non immediatamente percepibili, che incuriosisce e spinge chi legge ad andare avanti per conoscere dell’arcano. I protagonisti, dal loro canto, funzionano perché veritieri e concreti e perché privi di qualsivoglia imprecisione e illogicità. L’impressione è proprio quella di trovarsi innanzi ad una ben riuscita sceneggiatura. Non mi stupirei se dall’opera fosse tratta una pellicola.
“La paziente silenziosa” è quindi un thriller ben congeniato, godibilissimo, che si divora in pochissime ore e che ci porta alla conoscenza di uno scrittore geniale e con grandi doti di narratore.
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Commenti
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Ma dai! Mi sa che dovrò andarlo a vedere al cinema allora! Grazie dell’informazione, non lo sapevo!
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Visto che dici di aspettarti una trasposizione cinematografica ti farà piacere scoprire che il film sarebbe in lavorazione proprio in questo periodo con Brad Pitt protagonista (suppongo nella parte del dott. Faber).