Dettagli Recensione
Un caso molto avventuroso!
Seconda opera in ordine di pubblicazione , dopo “Uno studio in rosso”,che vede come protagonisti l’investigatore privato più famoso al mondo, Sherlock Holmes e il suo fidato amico e compagno di avventure, il dottor Watson.
Rispetto al primo libro, “Il segno dei quattro” è molto più ricco di avventura: le scene si spostano dall’India lussureggiante alla Londra invasa dalla nebbia, ci sono personaggi esotici e selvaggi, c’è di mezzo un tesoro da favola, Sherlock Holmes e il dottor Watson agiscono in piena notte...Si fa affidamento al fiuto del cane Toby, alla banda di scugnizzi di Baker Street, lo stesso detective si traveste da vecchio marinaio, c’è una avventura rocambolesca su una lancia sul Tamigi...
Insomma, non cӏ da annoiarsi.
Interessante è la perfezione geometrica con cui è costruito il lungo racconto: si apre con la stessa immagine con quale si chiude e nel mezzo una climax di orrore e tensione narrativa.
Graham Greene nella sua prefazione ad una edizione inglese de “Il segno dei quattro” aveva detto : “quale autore noto potrebbe oggi permettersi di introdurre così brutalmente il suo eroe, un drogato, senza sollevare le proteste del pubblico?”.
Aveva perfettamente ragione. Non tutti sanno -infatti forse solo chi ha letto i libri di sir Arthur Conan Doyle lo sa- , che il mitico, puntiglioso, quasi infallibile Sherlock Holmes, nei momenti di “riposo forzato” , in cui è inattivo, ricorre alla cocaina e alla morfina. Il suo amico,il dottor Watson, lo invita con veemenza ad abbandonare questa abitudine insana, ma senza successo. Il detective spiega che solo la droga permette al suo spirito ed al suo cervello, che si attivano solo quando hanno davanti un caso spinoso, di non abbandonarsi alla depressione dovuta alla noia.
La vita può diventare una terribile banalità, secondo lui.
Eroina e cocaina sono, diciamo così, dei vizi “chimici “ più confacenti al nostro eroe che non l’acool e la birra, che sarebbero sembrati più degradanti. Le eccezionali doti deduttive, il suo acume, la sua correttezza, lo rendono un eroe ‘puro’ e il lettore può accettare questo “difetto”.
La lettrice però rimarrà un po’ perplessa leggendo a pagina 100, (edizione BUR, 1980) : “Mai fidarsi delle donne, neppure delle migliori”. La scarsa fiducia di Sherlock Holmes nelle donne lascia un po’ delusi certe volte, come anche il suo spirito razionale che rifugge l’amore e i sentimenti, perché mettono in discussione le sue facoltà di ragionamento. Egli è gentile e cortese, un vero gentiluomo, ma ...l’amore no. Eppure confessa di aver trovato anni fa molto affascinante una donna, un’assassina, mentre non trova nessun interesse verso la sua cliente, Mary Morstan, dal racconto della quale si dipana l’azione di tutto il racconto, che diventerà poi la moglie del suo amico Watson.
Non vi svelo nulla della trama, non sarebbe corretto. Lascio a voi il gusto di leggere questo bellissimo ed appassionante racconto del maestro indiscusso del “giallo” di tutti i tempi.