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Chi era Otzi?
Lenz Koppelstatter nato nel 1980 a Bolzano. Dopo gli studi in scienze politiche a Bologna e scienze sociali a Berlino, frequenta la scuola di giornalismo a Monaco. Omicidio sul ghiacciaio è il suo primo romanzo.
Ambientato in uno scenario tanto rude quanto fascinoso:
“angolo alpino inframmezzato da montagne, valli e burroni.”
In un tale ambiente fiabesco, un morto. Un uomo eremita, che dopo la fuga della moglie, si ritira dal mondo e va a vivere in una grotta. Tutti lo conoscono, e in silenzio, senza clamore e senza giudizi, lo accettano e in qualche modo lo aiutano. La sua morte sconvolge, perché viene trafitto con una freccia antica che riporta alla morte di Otzi, un uomo conservato al Museo Archeologico di Bolzano:
“Chi era Otzi? Cosa sappiamo della sua vita e del suo ambiente? (…) Ci sono varie ipotesi. Otzi viveva in un periodo di grandi cambiamenti. Nel neolitico finale gli uomini cominciarono a diventare stanziali. Abbandonarono il nomadismo, formarono comunità rurali. Otzi però non era un paesano e tanto meno un capo o qualcosa del genere, non dia retta ad altri esperti, commissario! (…) Il nostro amico era un semplice cacciatore. Era uno di quegli ultimi cowboy dei western all’italiana, che dormivano ancora nella prateria quando la locomotiva a vapore passava sferragliando. Uno che amava la libertà. I luoghi selvaggi. Non quella civiltà, iniziata proprio a quell’epoca, che nel corso di migliaia di anni ha finito per estraniare del tutto noi, i suoi eredi, dalla natura. “
In un mondo idilliaco, all’apparenza pulito e privo di difficoltà, un caso insormontabile per il commissario Grauner, che:
“All’alba faceva il contadino, e durante il giorno il commissario. (…) Pur sapendo che in paese tutti ci ridevano sopra, non desisteva dall’accompagnamento musicale durante la mungitura. Anzi. Di anno in anno alzava il volume. Quanto più forte risuonavano le note di Mahler, tanto meno nella testa di Grauner si sentiva il mormorio della gente. E tanto meno veniva alla luce il passato sul quale, dopo tutti questi anni, continuavano a bisbigliare.”
Affiancato nelle indagini dall’ispettore Saltapepe, trasferito da Napoli, e per nulla incline a condividere la passione per la montagna, il commissario è alle prese con una indagine che affonda le radici in un passato molto lontano e di difficile comprensione.
Un romanzo d’esordio ben congegnato, scritto con una prosa giovane e fresca, colta e corretta. Tramite lo sfondo della montagna, con la sua bellezza e il suo fascino, una storia di segreti, invidie e gelosie di un antico, mai sopito e dimenticato, passato. Un giallo che si perde tra montagne e ghiacciai, ma ricco di intrigo, di fascino e di grande attrazione.