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Vento di brividi
1945: l’adolescente Daniel vive a Barcellona col padre libraio, nella malinconia per l’assenza della madre precocemente morta. Una mattina, il padre lo porta nel Cimitero dei Libri Dimenticati, una biblioteca segreta che conserva volumi sottratti all’oblio: qui lo invita ad adottare un libro per averne cura tutta la vita. Daniel sceglie “L’ombra del vento” di Julian Carax e ne rimane rapito. Volendo altre informazioni su Carax, contatta l’esperto Barcelò, grazie al quale scopre che la sua è l’unica copia sopravvissuta delle opere di Carax, andate tutte misteriosamente bruciate.
Anni Cinquanta. Daniel fa amicizia col mendicante Fermin R. de Torres, che ingaggerà come aiutante nella libreria paterna. Un uomo sfigurato avvicina Daniel, si presenta come Coubert e gli intima di vendergli il libro, ma il ragazzo riesce a fuggire. Daniel e Fermin, a questo punto, iniziano la ricerca su Carax: trovano la sua casa natale e, in essa, una lettera d’amore per una certa Penelope. Da Nuria Monfort, impiegata in una casa editrice, Daniel scopre la verità sui genitori biologici di Carax e un’ambigua relazione con un certo Coubert che cercò poi, inspiegabilmente, di bruciare i suoi libri. Proseguendo le ricerche, Daniel e Fermin scoprono l’infanzia di Julian presso la prestigiosa scuola San Gabriel, dove il benestante Ricardo Aldaya lo manteneva filantropicamente agli studi. Misteri su misteri, la trama si intrica sempre ogni qual volta sembra si stia per dipanare! Mentre le indagini di Daniel proseguono, l’ispettore Fumero, il lato oscuro della polizia locale, si fa sempre più intraprendente, inseguendo la sua vanità e i fantasmi del passato. Quando, in una tenebrosa Villa Aldaya in rovina, Daniel trova una cripta con due bare, gli eventi precipitano: Nuria Monfort sparisce ma una sua lettera, fatta recapitare poco prima a Daniel, svelerà altri aspetti del passato di Carax. A poco a poco, non senza colpi di scena, l’identità di Julian Carax si rivela, ripercorrendo con vari flashback anche gli anni della sanguinaria Guerra civile spagnola, con tanto di esili, vendette ed agguati, superando tradimenti e mettendo alla prova la resistenza di solide amicizie.
I personaggi di Zafon, stavolta, lasciano il segno. Ritmo frenetico, incalzante; stile lodevole. Non è difficile parteggiare per Daniel, si scopre un Fermin profondo (e super-ironico, un vero istrione), ma nemmeno i personaggi “minori” lasciano indifferenti.
Un sacco di frasi da ricordare, dispensate soprattutto da Fermin: “Non esistono lingue morte, ma solo cervelli in letargo!”, “La gente mette il becco ovunque: l’uomo non discende dalla scimmia, bensì dalla gallina!”; “La donna desidera il contrario di ciò che pensa o afferma…l’uomo obbedisce invece agli stimoli del proprio apparato genitale o digestivo”; “La barbarie è come la marea: si ritira e uno pensa di essere in salvo, ma poi torna… e ci sommerge”; “Quando si lavora, non si ha tempo di guardare la vita negli occhi”; “Parlare è da stupidi, tacere è da codardi, ascoltare è da saggi” ; “Conserva i tuoi sogni: non puoi sapere quando ne avrai bisogno”.
Un libro ben costruito che regala emozioni e brividi. Nelle sue piacevoli pagine oscilla tra il romanzo gotico, la commedia sentimentale e il genere fantasy-horror ma, in realtà, si mantiene sempre nel segno del thriller, un thriller con la T maiuscola.