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Sognavo l’altra notte che ritornavo a Manderley...
Questo bellissimo e drammatico romanzo venne pubblicato dalla scrittrice londinese Daphne De Maurier nel 1938 e reso celebre grazie ad una riduzione per il teatro e per il cinema, portato sul grande schermo da Hitchcock.
L’autrice risente dell’influenza degli scrittori dell’800, soprattutto per le atmosfere del passato tipicamente romantiche a cui unisce una stupefacente capacità di entrare nei meandri della psicologia dei suoi personaggi femminili che, nonostante siano lontanissimi dalla vita di oggi, sono vivi, umani, palpitanti.
L’incipit è indimenticabile, piano di struggente malinconia “Sognai l’altra notte che ritornavo a Manderley...” che in lingua originale è ancora più toccante “I dreamt last night I went to Manderley again”. Le prime righe mi hanno subito rapita.
Manderley è il cuore del libro, lo sfondo dell’intera vicenda. Un luogo magico, incantevole, dove la protagonista della storia, legatasi frettolosamente ad un uomo molto più maturo di lei, dal (recente) passato tempestoso e misterioso, sboccia come donna, lascia la scorza dell’ingenua e svagata gioventù per fortificarsi e prendere consapevolezza di sé.
Manderley: gli effluvi di rose e azalee, le pennellate vivaci di idrangee, la frescura sicura e accogliente del grande ippocastano, le giornate di sole che placano gli animi turbolenti, il profumo di erba e poi...la grande casa, le grandi stanze arredate con gusto da Rebecca, la prima moglie di Maximilian de Winter, proprietario di tutta la contea, la grande e ben fornita biblioteca, il profumo del té alle quattro e un quarto, servito con meticoloso rituale dal maggiordomo Frith.
Manderley però è anche profumo di mare, quel mare ora calmo e placido ora tempestoso e fatale. Quel mare che tanto turba e innervosisce Max de Winter e la giovane sposa non capisce il perché. È nel mare che è stato trovato il cadavere di Rebecca, la prima moglie.
Per tutto il romanzo non verremo mai a sapere come si chiama la protagonista. Una scelta ben meditata dalla scrittrice. La giovane sposa si annulla totalmente una volta messo piede in quella grande casa. La gelosia e la mancanza di fiducia in se stessa materializzeranoo il fantasma di Rebecca.
Sempre Rebecca, sempre lei. Rebecca è ovunque: nella sala, allo scrittoio, nella sua vecchia camera da letto, nei ricordi della gelida ed ossuta governante.
Rebecca, la più bella, la più intelligente, la più amata.
Ma ciò che si legge nella prima metà del libro verrà sconvolto via via che si prosegue nella lettura. Mai fidarsi delle apparenze e questo romanzo drammatico, sorprendentemente si trasforma in un giallo/noir di prim’ordine. Assolutamente da leggere!
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