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Le favolette del Re
Negli ultimi anni siamo abituati a vedere almeno un paio di nuove uscite, partorite da una delle penne contemporanee più amate. Mentre la fine del 2018 era stata segnata da "The Outsider", prima nota piacevole (a dir poco) dopo anni di oblio, nel 2019 King fa il suo esordio con un piccolo libricino; un racconto, che secondo me è più una favoletta con tanto di piccole morali. Nel momento in cui mi sono reso conto che "Elevation" era un libro di questo genere, devo dire che ero piuttosto fiducioso: uno dei migliori autori contemporanei che si cimenta in qualcosa che può trasmettere un bel messaggio, era qualcosa che mi entusiasmava. Ho addirittura pensato: "vuoi che abbia deciso di partorire qualcosa di fortissimo, che si tramandi ai posteri come il Piccolo Principe è arrivato a noi?"
Sì, ragazzi, d'accordo, ho esagerato; ma non mi date addosso.
Inutile aggiungere che le mie speranze erano totalmente vane, e che in fondo questo non è altro che un raccontino neanche troppo bello. C'è la mano di King, e questo si nota soprattutto dall'elemento fantastico (del quale non ho capito molto l'utilità) che è di impronta assolutamente kinghiana, ma che secondo me non è stato ben sfruttato. Si poteva fare molto meglio.
Scott è un uomo di mezza età che un giorno scopre di avere uno strano problema: sta perdendo tantissimo peso, ma la sua stazza fisica rimane sempre la stessa. È come se semplicemente la forza di gravità stesse smettendo di esercitare la sua influenza su di lui. Scott si confronta con un medico in pensione, che gli consiglia di farsi visitare da alcuni esperti, ma entrambi sanno che diventerebbe una cavia da laboratorio; un fenomeno da baraccone. Allora la nuova condizione di "malato terminale" spinge Scott a vivere la sua vita svestendosi di ogni paura, cercando di lasciare un buon ricordo di sé. Castle Rock è un paesino pieno di pregiudizi che lui proverà a combattere a beneficio delle sue nuove vicine di casa. Una di loro è tutt'altro che benevola, nei suoi confronti, ma Scott proverà in tutti i modi a fare breccia nel suo cuore; a farle capire che tra gli uomini ci saranno anche bestie della peggior specie, ma ci sono anche persone buone.
Il tema dei pregiudizi, che alla fine è quello centrale del racconto, è un po' abusato al giorno d'oggi. Oltretutto, i personaggi sono quasi bidimensionali. Certo, non è facile caratterizzare bene un personaggio in poche pagine, ma da King ci si aspetta qualcosa di più di: una donna lesbica arrabbiata con un mondo pregiudizievole, che rifiuta a prescindere anche la gentilezza di un vicino totalmente disinteressato. Oltre a essere un po' forzato il modo d'essere dei protagonisti, è un po' forzato anche il loro stravolgimento.
Forse è blasfemia citare autori come Dostoevskij e Thomas Mann, ma loro certamente ci dimostrano che dar vita a personaggi forti in poche pagine si può, come dimostrano i loro "Le notti bianche" e "La morte a Venezia"; certo quest'ultimo non l'ho amato, ma non si può negare che il protagonista sia ben tratteggiato.
Ora, caro Stephen, tu sei a un bivio: ci hai lasciato tante opere memorabili, ma io so che puoi scrivere la tua "storia definitiva", quella per la quale sarai sempre ricordato. Lo pretendo, perché so che ne sei capace. Non è un obbligo verso i lettori, ma verso te stesso. Qualcuno mi dirà che questa storia è già stata scritta e mi citerà i titoli più disparati... e forse è vero. Forse "la storia definiva" è già stata scritta, ma ogni volta che comincio un nuovo libro del Re sento dentro di me questa strana sensazione.
Sarà il tempo a dire se mi sbaglio o se King ci sta solo facendo aspettare.
"Tutto converge in questo continuo levitare, pensò. Se è questo che si prova morendo, ognuno di noi dovrebbe essere ben lieto di fare il passo estremo."