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Missione a Creta
Il capitano Martin Bora si trova a Mosca, a poche settimane dall’invasione dell’Unione Sovietica, aggregato al corpo diplomatico quando riceve un incarico inaspettato dal potentissimo capo dell’NKDV Lavrentij Berija: recarsi a Creta, da pochissimo invasa dalle truppe tedesche, per procurargli delle bottiglie di un pregiatissimo vino prodotto in quell’isola. Ovviamente, d’intesa anche con i suoi capi, l’ufficiale parte per soddisfare quella richiesta che equivale a un ordine, ma giunto a Creta, dove si sono da pochissimo conclusi i combattimenti, che sono stati un bagno di sangue per i paracadutisti del Reich, gli viene affidato un incarico particolare, cioè fare luce su un eccidio in cui sono rimaste vittime un cittadino elvetico, la sua domestica e dei lavoranti greci. Tutto lascerebbe supporre, grazie alla testimonianza di un sergente inglese, poi fuggito, benché ferito, che gli autori della strage, di cui sta interessandosi anche la Croce Rossa Internazionale, siano stati appunto dei parà tedeschi. Il compito è improbo, considerata anche la situazione dell’isola, infestata da bande di partigiani, ma nulla è impossibile per Bora e alla fine, dopo non poche peripezie, sarà in grado non solo di far piena luce sul caso affidatogli, ma anche di ritornare a Mosca con il prezioso carico di vino.
E’ indubbio che l’autore è dotato di una feconda fantasia che unita a uno stile sobrio, ma avvincente, coinvolge il lettore dalla prima all’ultima pagina, nonostante che queste siano ben 493. Ciò che stupisce in Ben Pastor è la precisione storica, la minuziosa caratterizzazione dei personaggi, l’ambientazione accuratissima e l’atmosfera ricreata con indubbia capacità; tanto per fare un esempio, buona parte del romanzo è occupato dalla ricerca del testimone inglese, datosi alla macchia, e pertanto dall’indispensabile escursione all’interno dell’isola, avendo come guida un’archeologa americana che non si è offerta spontaneamente, ma solo a seguito di un ricatto; ebbene, il procedere su sentieri sconnessi, l’arrampicarsi su pendii scoscesi sotto un sole che sfibra, i continui pericoli rappresentati dai partigiani e perfino da un aereo tedesco avrebbero potuto, alla lunga, stancare il lettore, ma la bellissima descrizione del percorso, l’atmosfera ricreata, a tratti piena di pathos, in altri rari momenti di pace interiore ispirata dai panorami, attraggono sempre di più, anche per la capacità di spezzare un’eventuale monotonia con dialoghi, oppure con incontri non sempre piacevoli.
Sono dell’opinione, quindi, che questa serie con protagonista principale l’ufficiale dell’Abwehr sia stata una felice idea di Ben Pastor, che è riuscita a creare un personaggio del tutto particolare, sempre combattuto fra il senso del dovere e la propria coscienza, due aspetti raramente conciliabili.
Ritengo che anche La strada per Itaca sia meritevole di lettura.