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Joona Linna a caccia di un killer pscicopatico.
I coniugi Alexander e Alexandra Ahndoril (Lars Kepler è uno pseudonimo), dopo lo strepitoso successo del romanzo “L’ipnotista” ( 2009) che ha dato inizio alla serie del commissario Joona Linna, superando nelle librerie la famosa trilogia di Larsson, non si sono più fermati: ecco allora, edito sempre da Longanesi, “Lazarus”, una vicenda che più cupa e claustrofobica non si può. Le atmosfere non cambiano, i delitti più agghiaccianti si susseguono, con orrido contorno di teste maciullate, arti spezzati, ladri di cadaveri e tombe profanate, sangue a profusione, bare nascoste sotto i pavimenti, il tutto in ambienti gelidi, nevischio che annebbia la vista, periferie semideserte, case diroccate, capannoni industriali abbandonati e con indecifrabili segni di vita… In sintesi, c’è un serial killer, Jurek Walter, uno dei peggiori della storia europea, già dato per morto in uno scontro a fuoco con la polizia, che riesce miracolosamente a salvarsi giurando vendetta contro il commissario Joona Linna e tutta la sua famiglia. Il criminale, che si fa aiutare nelle attività criminose da un folle e violento psicopatico, Castoro, ha un’abilità mostruosa nel nascondersi ed attirare i poliziotti in complicati tranelli, precedendo quasi sempre le mosse degli investigatori. La caccia è lunga e complessa (il romanzo va oltre le 500 pagine), i capitoli si susseguono con vicende che tolgono il fiato: gli autori sono abilissimi nel creare suspense, con suggestioni al buio che inesorabilmente impongono di continuare la lettura: passi che si avvicinano, rumori sospetti alla porta, grida soffocate, tende che cigolano, tutto un preludio a colpi di scena terrificanti… Il criminale, nella sua follia distruttrice, vuole annientare il commissario, fisicamente e psicologicamente: ovviamente non ci riesce, ma ad un prezzo altissimo. Il finale infatti è poco consolatorio: Joona Linna ha la meglio, ma lascia sul terreno amici e colleghi di lavoro, sconfitti dal diabolico killer. E’ un finale desolato e cupo, tipico di molte saghe scandinave: anche perché Castoro, il socio di Jurek Walter, è vivo, e, nell’ultimo capitolo, sorseggia indisturbato vodka Finlandia in un piccolo bar a Stoccolma, lungo Raoul Wallenbergs Torg… Non può essere che il preludio di una nuova indagine di Joona Linna. Gli autori sono abilissimi nel creare situazioni al limite delle umane capacità di sofferenza: anche quando i “buoni” hanno il sopravvento, non hanno di che gioire, il male è sempre incombente, pronto a riaccendere un ideale duello, nel quale anche quelli dalla parte giusta subiscono dolorose perdite. Il giallo in sé è avvincente, anche se qualche forzatura rende alcuni passaggi inattendibili. Ma lo stile è asciutto, senza inutili fronzoli, l’azione è sempre serrata, l’attenzione del lettore è tenuta in ogni capitolo vigile e curiosa. E per un giallo che si rispetti è tutto.