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Prender a calci un coniglio morto e dir che salta
La premiata ditta degli investigatori Hap & Leonarda torna ne Il sorriso di Jackrabbit di Joe R. Lansdale ingaggiata da uno strano duo: madre e figlio (“Quello che vogliamo è assumervi per cercare mia figlia che è scomparsa”), due razzisti ignoranti, si rivolgono a loro per rintracciare la figlia/sorella (“La chiamiamo Jackrabbit: ha un sorriso da coniglio”), una ragazza che sembra scomparsa nel nulla (“Le piaceva dare scandalo con i suoi comportamenti”).
Sul caso aleggia anche il mistero del padre della ragazza, uno strano predicatore (“Sebastian era un folle, parlava di uomini lucertola e apocalisse all’orizzonte”) morto in modo che – con eufemismo – potremmo definire irrituale (“Le mani in tasca mentre lo strangolavano… tagliarlo mentre era ancora vivo, usare un martello per rompergli le costole e raggiungere lo stomaco. Avrebbe ingoiato una chiave prima di essere strangolato. Continuava a dire che voleva vedere le sue viscere fumanti”).
In una cittadina del Texas ove sembra vigere ancora la legge della giungla e infuriano i pregiudizi razziali, le indagini di Hap e Leonard interferiscono con i loschi traffici di un burattinaio (“Il Professore… una specie di riciclaggio. Per far arrivare i soldi all’estero. Un gioco di coperture”) che si avvale di una gang senza scrupoli.
Finale concitato e frettoloso in un porcile, ove i maiali si ribellano ai maltrattamenti subiti…
Lo stile di Lansdale si avvale sempre di paragoni grevi (“Se fosse una lampadina non riuscirebbe a illuminare il culo di una rana”), truci (“Sorrise come uno squalo prima di staccare la testa a un tonno”) e atroci (“Sarebbe come prendere a calci un coniglio morto e dire che sta saltando da solo”).
Giudizio finale: greve, truce e atroce.
Bruno Elpis
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