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Travolgente
Hap è appena tornato da un odiato impiego su una piattaforma petrolifera e viene morso da uno scoiattolo rabbioso (in una scena di fulminante comicità) con conseguente ricovero in ospedale dove peraltro incontra la fascinosa e sboccata infermiera Brett. Leonard è invece depresso perché Raul lo ha lasciato preferendogli un biker dal fascinoso nomignolo di Cazzo-di Cavallo mentre il poliziotto Charlie Blank, sempre orfano del tenente Hanson ridotto a vegetale, ha grossi problemi con la moglie. Siccome LaBorde è la sonnacchiosa cittadina del Texas più incasinata dell’universo, Cazzo-di Cavallo viene fatto fuori e la strana coppia deve controvoglia mettersi all’opera visto che gli ovvi sospetti ricadono su Leonard. Inizia così una girandola di avventure che unisce i furti di grasso ai filmini snuff ai danni di giovani omosessuali, con la partecipazione tra gli altri di: un locale magnate del (cattivo) chili affiancato dal dirigente d’azienda peggio vestito al mondo; la collega di Brett, Elle, che vive in una roulotte succube di un marito incline al femminicidio; il dottore che cura Hap che giostra come può con le scadenti assicurazioni del suo paziente; un effemminato gestore di un salone e scuola per parrucchieri che parla con un falso accento in cui mescola mille lingue; un violento ex lottatore fattosi sicario che ‘porta sempre a termine un lavoro’ in una sorta di versione sadica ed esagerata di Chigurh; un investigatore privato altrettanto violento, ma la cui comparsa si rivela provvidenziale. L’assemblaggio di tutti questi elementi – più quelli non compresi nell’elenco – vanno a costituire le consuete montagne russe percorse ad alta velocità e con notevoli dosi di adrenalina in cui il linguaggio sboccato si alterna ai consueti paragoni mirabolanti: un po’ come in Tarantino, l’abbondantissima violenza è talmente oltre il limite da risultare stilizzata, così da consentire al lettore di affrontare e superare sangue, stupri e torture (ci vanno di mezzo anche i ‘gioielli’ di Hap) perché Lansdale non si fa mancare niente. In analogia con gli altri romanzi della serie, la storia ha in fondo un’importanza relativa: tutto l’interesse è concentrato sui personaggi e sulle situazioni che l’autore sa costruire alternando i momenti più propriamente noir a intermezzi e contrappunti di puro divertimento creati sia attraverso il dialogo, sia utilizzando l’azione. Rispetto al precedente ‘Il mambo degli orsi’, i non illuminati conterranei dei protagonisti (oltre che dello scrittore) vengono meno presi di mira e la satira è riservata quasi solo al sistema sanitario statunitense; importante è invece ancora una volta il clima con una primavera che si va trasformando in un’appiccicosa estate e regala cieli di un azzurro intenso seguiti da tramonti infuocati, ma è capace di scartare all’improvviso scatenandosi in un tornado memorabile.