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God bless America
Difficile stabilire quanto ci sia di James Patterson e quanto di Bill Clinton in questo romanzo techno-thriller fanta-politico scritto a quattro mani: certamente i due autori non hanno bisogno di presentazioni, il primo scrittore di thriller di grande successo internazionale tanto da trovarsi al primo posto nella classifica mondiale degli scrittori più facoltosi e l'altro ex presidente degli Stati Uniti per ben due mandati durante i quali ha raggiunto un elevato indice di gradimento popolare per le importanti riforme approvate in ambito sanitario e sociale.
E' come quando si tenta di individuare i tratti somatici dei due genitori in un bimbo appena concepito, spesso risulta impossibile distinguerli nettamente.. se si esclude, ovviamente, il giudizio inconfutabile delle suocere che riconoscono sempre nel neonato un clone perfetto del proprio figlio/a o comunque di un altro componente della propria stirpe.
Tuttavia se volessi azzardare un'ipotesi, a mio parere imparziale non essendo una suocera e non appartenendo (ahimè) nè alla famiglia Patterson nè a quella Clinton, sarei propenso ad attribuire allo scrittore statunitense il merito di aver impresso al racconto un ritmo incalzante che raggiunge picchi di tensione narrativa sin dalle prime pagine del libro e si mantiene costante per tutta la trama già di per sè ricca di peripezie e colpi di scena: il gruppo terroristico dei Figli della Jihad ed il loro leader Suliman Cindoruk mantengono sotto scacco gli Stati Uniti d'America con la minaccia di un attacco cyber senza precedenti nella storia, in grado di infettare con un virus di nuova generazione tutti i dispositivi connessi alla rete cancellando i dati archiviati e rendendoli così inutilizzabili:
"Sono Suliman Cindoruk. E sto per resettare il mondo."
Facile immaginare le conseguenze disastrose di una simile eventualità: tutti i servizi di primaria importanza per la popolazione non sarebbero più garantiti, banche, ospedali, acquedotti, tutto smetterebbe di funzionare e l'America prima, il resto del mondo poi, finirebbe nel caos e disordine assoluto. Senza tener conto che nazioni nemiche potrebbero approfittare dell'estrema vulnerabilità in cui cadrebbero gli Stati Uniti per condurre azioni di forza ai danni dell'Occidente.
“Uno dei paradossi dell’epoca moderna è che il progresso può renderci più potenti, ma anche più vulnerabili. Voi credete di essere all’apice del vostro potere, credete di essere in grado di fare cose senza precedenti. Ma io vi vedo all’apice della vostra vulnerabilità. E la ragione di tutto ciò è la dipendenza. La nostra società è diventata completamente dipendente dalla tecnologia”.
Pagina dopo pagina si delinea così uno scenario apocalittico in cui il presidente Jonathan Lincoln Duncan, al suo primo mandato e con un passato di valoroso marine, dovrà combattere contro il tempo, contro il rischio di trombosi a causa della sua malattia ematica degenerata nell'ultimo periodo, contro un gruppo di mercenari assoldati dai terroristi per eliminare l'unico hacker in grado di fermare il virus e contro un membro non ancora identificato del suo gruppo di collaboratori accusato di tradimento per aver divulgato informazioni riservate.
Ma se tutto ciò è frutto della penna adrenalinica di Patterson quale sarà stato dunque il contributo della penna di Clinton? Presumo l'accurata descrizione della complessa macchina burocratica che ruota intorno alla Casa Bianca, i complotti politici, gli stratagemmi e compromessi necessari per mantenere un governo stabile nel tentativo di salvaguardare quanto più possibile gli interessi del popolo americano e, ovviamente, anche i propri interessi, quelli del presidente, essendo il nostro protagonista oggetto di un tentativo di impeachment da parte del rappresentante dell'opposizione, come se non avesse già abbastanza guai da risolvere.
E certamente in tema di impeachment Clinton vanta un'esperienza non trascurabile considerato il suo coinvolgimento nello scandalo Lewinsky che tutti ricordiamo.
In definitiva, un altro colpo a segno per Patterson che non delude sicuramente le aspettative dei suoi lettori regalando loro un thriller ad alto tasso adrenalinico reso ancor più coinvolgente dalla 'consulenza specialistica' di Bill Clinton. Il quale, forse fin troppo desideroso di farlo durante la sua permanenza alla Casa Bianca ma non avendone avuto possibilità per mancanza di catastrofi, impatti di meteore vaganti o UFO in arrivo, non ha probabilmente saputo resistere qui alla tentazione di propinarci il solito discorso nazional-patriottico stile Armageddon o Indipendence Day che avrei preferito evitare di leggere. Ma, signori, l'America è anche questo e .. 'Dio benedica l'America e tutti quelli che la chiamano patria':
Al termine della Convenzione di Philadelphia, qualcuno del popolo chiese a Benjamin Franklin che tipo di governo ci avessero dato i nostri fondatori. Lui rispose: "Una repubblica, se sarete in grado di mantenerla." Questo è un compito che nessun presidente può svolgere da solo. E' compito di noi tutti mantenere quella repubblica. E trarne il meglio."
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