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Il quaderno rosso
 
Il quaderno rosso 2018-12-27 14:13:52 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    27 Dicembre, 2018
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Vite

Marsiglia. François Valioni, quarantanove anni, sposato, due figli, residente in Aubagne in rue Chemin de la Coueste, funzionario direttore amministrativo della Vogelzug un’associazione di assistenza ai rifugiati, è il primo cadavere ad essere rinvenuto dal commissario Petar Valika, fuggito dalla Iugoslavia di Tito a quindici anni ed entrato nella scuola di polizia a nemmeno venti, e dalla sua squadra composta, tra l’altro, dal giovane trentenne, intuitivo, brillante e vero eroe della storia, tenente Julo Flores. Della morte ben poco si conosce, l’uomo è stato rinvenuto privo di vita in un Red Corner, una catena di alberghi incentrati sulla realizzazione di ogni sogno erotico dei visitatori e delle loro dolci compagnie tanto da realizzare camere con una precisa ambientazione e realizzazione tanto sensoriale quanto visiva. Da qui, la chambre Luxor, la Taj Mahal, la Montmartre, la Caravanserraglio, la Serenissima etc. Eppure, nel ritrovamento, qualcosa di strano c’è e questo qualcosa di strano non consiste tanto nel fatto che il deceduto sia stato trovato ammanettato alle sbarre del letto con le vene tagliate e chiaramente dissanguato, quanto, nel fatto che sul braccio sia visibile un piccolo foro. Un foro che non indica che questo sia stato drogato quanto, al contrario, che a questo sia stato fatto un prelievo del sangue in piena regola per verificarne il gruppo sanguigno. Perché? Che intenzioni aveva il suo assassino? Che la responsabile della sua morte sia la donna dalle movenze sensuali e dagli occhi seducenti con cui è entrato nella struttura? Oppure, c’è un disegno più grande dietro la facciata? Questa tesi potrebbe essere avvalorata dal fatto che a questo primo omicidio ne susseguono altri, tutti, con tasselli ed elementi in comune a questo primo. Ma perché solo certe vittime designate sono state colpite? Cosa c’entra la Vogelzug?
Nel mentre Leyli Maal sta cercando in tutti i modi di ottenere dal Governo francese un appartamento di almeno 50 mq rispetto a quello di 25 mq sito nei quartieri popolari e in cui attualmente vive con la sua prole. Ha tre figli, la donna: Bamby, laureata in psicologia tra i ventidue e i ventiquattro anni (età incerta in quanto nell’opera prima le si attribuiscono i ventiquattro, poi, successivamente i ventidue e di poi nuovamente i ventiquattro anni), Alpha, diciassettenne alto 1.90 cm che ha lasciato la scuola e che si sente furbo perché fisicamente forte, Tidiane di appena dieci. Lavora come donna delle pulizie e adesso, finalmente, dopo anni e anni di precariato, porte chiuse in volto, contratti a tempo determinato o a chiamata, è giunto anche per lei il momento di firmare l’indeterminato presso un Ibis hotel. Ha tutte le carte in regola, Leyli, non può fallire. Ma quali segreti nasconde questa donna dal temperamento determinato, dai modi affascinanti, dalla mente acuta e dalla bellezza ancora florida? Perché Leyli è molto più di quel che vuol farci credere con il suo ritratto di una famiglia perfetta che ha ricevuto un minimo di riscatto da un’esistenza buia e difficoltosa, lei è una seduttrice, una affabulatrice, una donna intelligente e astuta che non si arrende. Così ricorda, annota, riflette su quel suo “quaderno rosso” che custodisce e che mai nessuno dovrà leggere così come nessuno mai dovrà scoprire il suo segreto.
Lasciamo allora il presente e torniamo nel passato. Pagina dopo pagina scopriamo quella che è stata la giovinezza di questa madre, che ha vissuto la cecità, che ha dovuto lasciare la sua terra, che ha lottato con un mondo che mai l’ha voluta. E come lei, tanti altri che coraggiosi venivano scelti dalle famiglie perché gli unici che tra tutti, forse, potevano farcela in quel luogo d’occidente dove il benessere esiste e dove possibilità ci sono.
Con “Il quaderno rosso” Michel Bussi si conferma un narratore capace di tessere trame tra loro perfettamente ammantate e tutte magistralmente costruite su un alternarsi di voci narranti, spazi temporali, scene, protagonisti e tematiche che si susseguono in appena quattro giorni e tre notti. E considerando che l’autore ci ha abituato a problematiche tra loro variegate e variopinte, non sorprende che in questa ultima fatica abbia scelto quale tema portante l’immigrazione, lo sfruttamento e tutto quel che si occulta dietro del teatro della modernità. Quella che viene focalizzata è una Europa debole, sfiancata e dove il problema immigrazione – soprattutto africana – è una realtà costante e famelica capace di dilaniare intere società democratiche per dar vita a populismi, razzismi, muri, fili spinati e che al contempo si presenta quale il nemico perfetto a cui additare le colpe. Il luogo in cui ambientare le vicende, perciò, non poteva che essere Marsiglia, porto sinonimo di sbarchi di naufragi, porto sinonimo dei salvataggi e delle operazioni che l’agenzia internazionale Frontex dovrebbe affrontare. Da qui i guadagni illeciti sulla pelle dei migranti, le connivenze con le autorità, i drammi di chi chiede asilo, i “si” e i “no” di chi asilo dovrebbe concedere. Un libro dove c’è tutto, dal sangue alla vendetta, dalle storie presenti a quelli passate, alla violenza fisica e mentale, ai soprusi, alla ricerca di una vita dignitosa, alla denuncia politica, al volto di una Europa che non vorremmo vedere, al volto di una Francia che tutto è tranne che accogliente.
Un elaborato che ricorda – seppur in modo diverso – Jean Claude Izzo, che non teme di apparire quale un messaggio di accusa ai grandi poteri e che invita il lettore alla riflessione su una delle questioni aperte che sono protagoniste indiscusse dei nostri tempi. Unica pecca da segnalare è una certa lentezza mixata a prolissità nello snodarsi della trama.

«Ma, dato che la vita non dà mai niente senza chiedere qualcosa in cambio, come potevo dubitare che quei tre mesi sarebbero stati anche la causa della mia infelicità per il resto della vita? Come una maledizione per essermi voluta avvicinare alla felicità»

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Commenti

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Matelda
08 Settembre, 2019
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ottima recensione di un Bussi minore assai
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