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Il luna park non sempre è divertente
I romanzi noir di Léo Malet, incentrati sulla figura dell’investigatore privato parigino Nestor Burma, presentano una curiosa particolarità: ognuno si svolge per intero nel territorio di un preciso arrondissement di Parigi. Questo “Delitto al luna park” ha pertanto come ambientazione il XII, una delle zone più note della città abbracciando l'area di Bercy ad es. o la celebre piazza della Bastiglia. Come già intuibile dal titolo, l’indagine di Burma parte da una spiacevole avventura in cui lo stesso protagonista rimane coinvolto mentre si trova su un ottovolante all’interno del luna park. Da qui nasceranno intrighi e sviluppi piuttosto impensabili a priori.
Le storie di Malet si apprezzano per la classica caratterizzazione di genere: narrazione serrata, tempi morti praticamente inesistenti, generose scazzottate tra l’ispettore e sedicenti energumeni, figure di contorno godibili, trattandosi di personaggi femminili piuttosto avvenenti. Carente invece quell’indagine psicologica sui personaggi, tanto cara a Simenon, che si ritrova nelle pagine dell’ispettore Maigret. La scrittura di Malet può definirsi essenziale: piuttosto semplice e diretta, pochi fronzoli, il tutto condito con sarcasmo quanto basta (“Siamo in maggio…Parigi subisce il regime della doccia scozzese. Un acquazzone, un raggio di sole, un raggio di sole, un acquazzone. Talvolta acquazzone e sole contemporaneamente, per soddisfare gli amanti del cocktail”). Allo stesso tempo però ha l’indubbio merito di riuscire a tratteggiare in maniera credibile l’ambientazione in cui i personaggi si muovono, avvalendosi di paragoni piuttosto calzanti (“Un odore eterogeneo investe a tradimento le mie narici….sa di olio di motore, di fritti e frittelle, di pasta frolla, di polvere e di profumo dozzinale di cui si impregnano le servette un po’ brille”).