Dettagli Recensione
Il concetto di 'razza' nel 1973 e nel 2014
Siamo in Groenlandia, paese del cielo nero perlato della notte e del bianco rifulgente della neve di giorno.
Il giornalista americano Matthew Cave torna per lavoro nella sua terra natale, carico di un doloroso passato che accompagna la sua quotidianità con lacrime e incubi. Nella capitale Nuuk, è stata rinvenuta una mummia all’apparenza millenaria, e Matthew ha l’incarico di scrivere un normale articolo di Archeologia, quando accade l’impensabile durante la prima notte successiva al ritrovamento: il corpo mummificato sembra essersi volatilizzato e il sorvegliante di turno Aqqalu viene trovato sventrato e privo delle interiora. Le indagini ufficiali escludono ovviamente il coinvolgimento del reporter, ma quest’ultimo svolge un lavoro parallelo che fa riemergere una serie di ‘cold case’ avvenuti nella stessa cittadina e risalenti agli anni Settanta che presentano numerose analogie con l’omicidio di Aqqalu. Qui entra in gioco Tupaarnaq, una nativa del luogo dal fascino magnetico e marchiata a fuoco in gioventù dalla condanna per omicidio plurimo dei suoi familiari: i due scaveranno a fondo, sin troppo, fino a scoperchiare un vaso di Pandora fatto di sperimentazioni farmacologiche, vendette efferate, silenzi e abusi su donne e bambini.
In una dimensione geografica quasi del tutto inesplorata a livello letterario-romanzesco, siamo di fronte a un thriller dall’impronta essenzialmente nordica, dove risalta il perfetto connubio tra la scenografia di grande potere evocativo e l’intreccio narrativo ricco di poche luci e molte ombre. Ombre che richiamano persino le cupe sfumature del nazionalsocialismo, e in cui personaggi dall’animo dannato e irredimibile si muovono su due piani temporali paralleli legati dall’estremo bisogno dell’oblio: in passato, sopraffare e spadroneggiare sui più deboli ha messo in mostra il loro volto più bieco e spietato, e le conseguenze si riflettono sul presente dei sopravvissuti, condannati a una (non) vita di perenni ansie e inquietudini.
Non mancano inoltre continui riferimenti alla cultura groenlandese, con superstizioni, riti, usi e costumi che sono parte integrante dell’intreccio e della vita dei personaggi principali. Risulta dunque un romanzo mai asfittico o banale, dal ritmo sbarazzino e dalla narrazione che viaggia repentinamente dai fatti attuali ai flashback raccontati attraverso le pagine di un taccuino dotato di vita propria.
Un thriller che non (si e ci) risparmia niente, in cui è impressionante come ‘A volte i periodi difficili spingono le persone ad abbandonare la morale e l'etica.’.
Aspetti salvifici, questi ultimi due, e presenti in un finale che sorride alla speranza e introduce già l’inizio del secondo romanzo della serie.