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Roma città aperta
La morte violenta, spiaccicata sul selciato davanti la casa in cui abitava, di Magda Reiner, impiegata all’ambasciata tedesca a Roma, e l’avvio delle indagini da parte di Sandro Guidi, ispettore della polizia italiana, e dell’ufficiale della Wehrmacht Martin Bora sono solo un pretesto per parlare dei circa nove mesi di occupazione nazista della nostra capitale. E’ vero che poi, non collegato al primo, ci sarà il duplice omicidio di un alto prelato e di una nobildonna romana, ma questo evento è inserito ad arte per fornire una visione storica più approfondita della tragedia di un lungo periodo in cui accadde di tutto, ma in cui soprattutto ci fu l’atroce eccidio delle Fosse Ardeatine. E’ brava Ben Pastor perché riesce a ricreare in modo quasi incredibile l’atmosfera di giorni di terrore, di un luogo in cui tutto poteva accadere, come infatti avvenne, di una città che avrebbe dovuto essere “aperta”, cioè ceduta, a seguito di un accordo espresso o tacito fra le parti belligeranti, alle forze nemiche onde evitare distruzioni e uccisioni fra la popolazione, ma che aperta fu solo nel significato della cessione, perché non mancarono bombardamenti aerei delle forze alleate e rastrellamenti ed esecuzioni da parte nazista. I personaggi di questo romanzo sono quasi tutti reali, come il feldmaresciallo Kesserling, il generale Maelzer, comandante della guarnigione di Roma, il generale Westphal della Wehrmacht, il colonnello delle SS Eugene Dollmann, il colonnello della Gestapo Herbert Kappler, il questore di Roma Caruso, il sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede Giovanni Battista Montini, il che imprime all’opera una valenza che va oltre quella di un semplice giallo storico, perché l’autore ha tratteggiato le caratteristiche di ognuno in modo encomiabile, così che, nel pieno rispetto delle azioni che misero in pratica e pur con gli sviluppi inevitabili della creatività, ritornano in queste pagine a essere vivi. In particolare Dollmann, uomo di fiducia di Himmler, stimato da Hitler, nella sua complessità di abile diplomatico, capace di fare il doppio gioco, perfettamente informato delle trame, spesso oscure, che nascevano e si sviluppavano a Roma, è descritto con una precisione stupefacente, frutto probabilmente anche del fatto che, a guerra conclusa, il colonnello delle SS si prestò volentieri, e dietro congrua remunerazione, a diverse interviste televisive con argomento la seconda guerra mondiale e in particolare il massacro delle Fosse Ardeatine.
Ma se l’atmosfera opprimente della capitale occupata, il fragore delle cannonate alleate che piano piano si avvicinano, il dolore lancinante che incide l’animo del lettore con la descrizione del massacro delle Fosse Ardeatine, le tante tragedie di una guerra che coinvolge anche i civili non bastassero, Ben Pastor offre un’ulteriore prova della sua abilità scavando sempre più a fondo nell’animo di un personaggio così complesso come il maggiore von Bora, che è quello che si potrebbe definire un bel tenebroso, ma che in effetti è l’uomo combattuto fra il senso del dovere proprio del militare e l’essere in cui pulsa un cuore che non può lasciarlo indifferente di fronte alla violenza cieca e inutile. Questo militare, capace anche di opporsi alla Gestapo, determinato, stoico, è tuttavia un debole quando si cala nei panni affettivi, quando cioè vuole portare alla luce quell’amore che tiene segregato in una cassaforte fatta di pudore e di timidezza; persa la moglie, che lo pianta, cercherà invano di concretizzare il suo sentimento per un’americana, moglie di un diplomatico presso la Santa Sede. Quanto a Guidi, trasferito a Roma, con la mamma rimasta al Nord, qui appare un po’ in ombra, quasi travolto dagli eventi (rischierà perfino di finire fra i martiri delle Fosse Ardeatine), ma è sempre il poliziotto ligio al dovere, deciso ad andare fino in fondo, costi quel che costi, e mentre von Bora lascerà Roma, ultimo fra i tedeschi che si ritirano più a nord, lui rimarrà ad aspettare gli alleati, pronto ad offrire i suoi servigi, perché, se i governi cambiano, la polizia resta, sempre.
Kaputt Mundi è un romanzo di cui mi sento di consigliare caldamente la lettura.