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Il Re è (quasi) tornato
Finalmente uno dei miei autori preferiti torna a scrivere qualcosa che non mi abbia fatto storcere il naso. Sì, perché ultimamente la qualità dei suoi lavori (almeno quelli che io mi sono trovato a leggere) aveva lasciato alquanto a desiderare. "Il bazar dei brutti sogni" si era rivelata una raccolta di racconti di media qualità, mentre "Mr. Mercedes" e il suo seguito "Chi perde paga" mi avevano talmente deluso dallo scoraggiarmi nella lettura dell'ultimo capitolo della trilogia che aveva come protagonista Bill Hodges.
"The Outsider", finalmente, rimette un po' in luce la grandezza di Stephen King, pur rimanendo lontano dagli splendori de "Il miglio verde" ma anche del più recente "22/11/'63". Questa storia si è rivelata piuttosto originale, nella prima metà un poliziesco-noir puro e semplice, per poi trasformarsi, nella seconda metà, in qualcosa di più simile al King che ci ha spaventati tutti. Stranamente, ho apprezzato di più la prima parte (che ha anche certi picchi di puro King); la seconda mi ha appassionato meno e l'ho trovata anche più lunga di quanto avrebbe potuto essere.
Nonostante questa storia presenti per la maggior parte personaggi completamente nuovi, ritrova un collegamento con la trilogia di Mr. Mercedes, in qualche tema e in uno dei suoi protagonisti, Holly Gibney. Chi ha apprezzato quelle storie potrà sicuramente esserne soddisfatto; personalmente ha inquinato un po' il mio giudizio in negativo, ma è una cosa che non saprei spiegarvi razionalmente e dunque strettamente personale.
"The Outsider", dunque, lascia intravedere una piccola ripresa nel nostro amato King, sperando che presto possa sfornarci un nuovo capolavoro che sia all'altezza dei vecchi lavori.
Abbiate fiducia, gente; io adesso ne ho.
"The Outsider" comincia col brutale omicidio di un bambino, Frank Peterson. Un caso semplice, all'apparenza, considerando che sulla scena del crimine vengono ritrovate più tracce (tra impronte e DNA) di quante ne siano realmente necessarie, oltre alla presenza di vari testimoni oculari. Tutte queste prove indicano come colpevole un solo uomo: Terry Maitland, allenatore di baseball delle squadre giovanili, che mai nessuno a Flint City si sarebbe mai sognato di sospettare. Se hai un figlio, "Coach T" deve averlo per forza allenato, ed è così anche per il figlio del detective Ralph Anderson. Reso sicuro dalla mole di prove a sua disposizione, il detective arresta Terry davanti a quasi duemila persone, durante un match di baseball.
Terry è stupefatto dalle accuse che gli vengono fatte, ma ogni criminale simulerebbe tale stupore; peccato che, molto presto, a sostegno dell'innocenza di Terry verranno fuori prove in quantità industriale, che superano in mole e qualità quelle sollevate dall'accusa.
Ma allora chi ha ucciso Frank Peterson?
Né i nostri protagonisti né il lettore potranno mai immaginarlo prima della fine.
"[...] riflettere sulla propria sanità mentale probabilmente non era un buon segnale. Era un po' come pensare al battito del proprio cuore: se ti trovi nelle condizioni di doverlo fare, quasi certamente sei già nei guai."
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Commenti
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io proprio non riesco a stare per troppo tempo senza leggere qualcosa di suo! Tra i miei autori preferiti!
Vale.
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