Dettagli Recensione
Mondo imperfetto
Hampden College, Vermont. Laddove lo studio è passione e ricerca di risposte inevase, l’ iscriversi ad un corso intensivo di greco antico agli ordini di un professore carismatico parrebbe una panacea ai protagonisti, l’ io narrante e altri cinque enigmatici studenti, pronti a lasciare il mondo fenomenico per entrare nel sublime, inseguendo una perfezione estetica che non sia solo bellezza statica, abbracciando un ideale riproposto nel reale, di fatto altro da se'.
Il romanzo d’ esordio di Donna Tartt, scritto in giovane età ed ambientato nel’ ateneo da lei stessa frequentato, si avvale di una indubbia fluidita' narrativa e di un’ ottima costruzione d'insieme, un crescendo incoraggiante nella prima parte, piuttosto prolisso nella seconda.
Certamente un testo difficilmente collocabile, in parte thriller, in parte romanzo di formazione, estetico e sensoriale, rappresentazione di un mondo elitario e sconsideratamente irrazionale, alla deriva, una fiera delle vanità allucinata ed idealizzata per un culto del dionisiaco che oltrepassa l’ assolutezza razionale e sensoriale travalicandone forma e contenuti.
L’ incedere del racconto cambia pelle insieme ai protagonisti ed alla conoscenza reciproca, rivelando il se’ ed il contrasto tra una mente moderna capricciosa e digressiva ed un animo classicheggiante, mirato, risoluto, inesorabile.
Se l’ estrema ratio romana, il genio e l’ errore romano, è stata l’ ossessione per l’ ordine ed una feroce, ostinata negazione dell’ oscurità, dell’ irrazionale e del caos, svalutando l’ essenza umana e la propria appartenenza ai misteri dell’ universo, il culto incontrollabile e sublime del dionisiaco viola ogni umana condivisione ed appartenenza, sfociando in un delitto allucinatorio dai contorni indecifrabili pur inevitabile e necessario.
Si annunceranno esiti ancora peggiori per sfuggire ad una colpa riconosciuta e denunciata da altri.
È allora che perversità e crudeltà si uniranno a vendetta e desiderio salvifico, inscenando un nuovo omicidio con riverberi alla “ Delitto e castigo”.
L’apparente indissolubile unione tra i protagonisti, costruita su un tempo condiviso, scoperchia il non detto e relazioni misteriose, un passato enigmatico ed un presente indecifrabile, come se il loro intreccio fosse stato tagliato di netto ed essi comincino ad allontanarsi l’ uno dall’ altro.
Passerà molto tempo prima di rendersi conto di ciò che si è fatto e della sua gravità inclusi come si è in quella esistenza ciclica e bizantina che ha sorvolato e disprezzato il mondo fattivo.
Alcuni elementi sono troppo terribili per entrare in noi al primo impatto, altri portano con se’ un eccesso di orrore; la comprensione del reale giungerà solo più tardi, nella solitudine e nella memoria.
Da sempre la bellezza è terrore ed il bello ci fa tremare, ma la stessa, se non accompagnata a qualcosa di più profondo, è e rimane solo superficialità .
Ed allora il potere di Julian ed il suo fallimento si legano all’ egocentrismo, ignorando l’ interezza dei propri studenti e riconoscendo solo i magnifici ruoli da lui inventati per loro.
A mio avviso, terminata la lettura, tre elementi emergono e restano ben saldi : lo scorrere inesorabile del tempo e delle sue stagioni con i colori cangianti della memoria, la bellezza ideale ed il fascino irresistibile del dionisiaco, ideale supremo d' amore e morte, la concretezza americana della quotidianità, il tutto incorniciato da tocchi d’ autore….
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