Dettagli Recensione
Abbi fede e persegui il tuo fine ignoto
Non credo che il nome di James Patterson abbia bisogno di presentazioni.
Direttore creativo e presidente di una importante agenzia pubblicitaria newyorchese prima, autore di romanzi thriller più conosciuto e venduto al mondo poi.
Nonostante la mia storica passione per il genere, non avevo mai letto un libro di questo autore, forse perché spaventato dall’ idea che se mi fosse davvero piaciuto avrei dovuto recuperare la sua enciclopedica produzione che viaggia a ritmi da circa dieci romanzi sfornati all’ anno.
O forse perché da irriducibile romantico non apprezzo più di tanto il fatto, ormai non più segreto, che solo una piccola parte di essi siano effettivamente scritti da Patterson, il quale si avvale da anni di numerosi autori che redigono al suo posto le opere dietro compenso.
Il nativo di Newburgh, insomma, spesso si preoccupa soltanto di fornire la trama iniziale e di revisionare i lavori compiuti.
E in fin dei conti ha ragione lui, perché il suo nome è un marchio e una garanzia di successo.
Ma questa è un’ altra storia.
Ho deciso quindi di acquistare quello che è considerato uno dei suoi romanzi più famosi.
“Il Collezionista”, da cui è stato tratto l’ omonimo e onesto film del 1997 con Morgan Freeman e Ashley Judd colpevole di ricordare vagamente le atmosfere di “Seven” di David Fincher senza toccarne le stesse vette.
Il romanzo fa parte della serie con protagonista Alex Cross, talentuoso profiler di serial killer nonché psicoterapeuta della sezione omicidi di Washington.
Ancora scosso dalle improvvise quanto effimere luci della ribalta in seguito alla cattura di un rapitore seriale, Cross deve fronteggiare la scomparsa di Naomi, sua nipote ventiduenne e studentessa di legge in una cittadina del North Carolina.
Una zona che di recente non è sinonimo di tranquillità, dato che sono già scomparse numerose ragazze accomunate tutte da una indiscutibile ed evidente bellezza.
Il detective dovrà destreggiarsi in un territorio a lui sconosciuto, con la polizia locale che non si distingue per accoglienza e gentilezza e le pressioni di una famiglia intera che vuole riabbracciare la giovane Naomi.
Convinto che fosse il miglior romanzo della serie o quasi, sono rimasto in parte deluso da una lettura che tra pregi e difetti a mio avviso giunge a malapena alla sufficienza.
Probabilmente lo stile di Patterson è migliorato con il passare del tempo, dato che qui è fin troppo elementare e sbrigativo.
In questi casi ho sempre il dubbio dell’ efficacia della traduzione, ma considerata la generale competenza nel campo, sono certo che non sia colpa della trasposizione italiana.
Per non parlare di alcune folgoranti deduzioni a dir poco improvvise e di un paio di esagerazioni da puro film di avventura spericolata davvero evitabili.
Ma se da una parte lo stile è fin troppo semplicistico, dall’ altra non posso negare che proprio grazie a tale spensierata facilità di lettura, “Il Collezionista” risulta un prodotto godibile e accessibile da inserire in mezzo a ben altro tipo di letture non necessariamente di genere diverso.
In alcuni passaggi il romanzo è perfino avvincente, e i personaggi nonostante tutto non mancano di empatia.
Insomma, mai la definizione di “lettura da spiaggia” fu più azzeccata.
Anche se l’ estate, come diceva una vecchia canzone dei Righeira, sta finendo.
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Sono un buon appassionato del genere giallo e ho molti romanzi di autori conosciuti come Patterson tra i quali posso citare Deaver, Lackberg, Nesbo, Larsson, Olsen, Lehane, Costantini, Kepler, Dorn, Carrisi, De Giovanni, Manzini e altri.
E nonostante il più venduto, e di gran lunga, sia proprio Patterson, non ho difficoltà a classificarlo come il più deludente.
E aggiungo che i voti non rendono sufficiente idea della distanza che per me ha rispetto agli scrittori citati.
Soprattutto per questo stile troppo semplicistico.
Non fosse per la categoria della "piacevolezza" che io intendo come facilità e velocità di lettura, tale distanza sarebbe stata ben maggiore.
Ora però, almeno per me, si è trasformato in certezza.
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