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Non il miglior King, ma va bene così.
Premetto che amo visceralmente ogni cosa che esca dalla penna del Re.
Tradotto in termini pratici: sono di parte.
Detto questo, personalmente adoro i libri di King che raccontano la vita intera di un personaggio, di una comunità. E questo è uno di quelli. Tuttavia, malgrado la scrittura agevole la storia, per quanto parta da premesse allettanti per gli amanti del genere, stenta a decollare del tutto.
Tutta la vicenda ruota attorno alla vita di Jamie Morton e del Reverendo Jacobs che una volta incrociate le loro vite, si legheranno indissolubilmente e (forse) inconsapevomente verso destini misteriosi.
Lungo il dipanarsi della storia appaiono degli elementi che King attinge dalla letteratura Lovecraftiana, di cui - bisogna riconoscerlo - a tratti riesce a riprodurre sulle proprie pagine i toni cupi e la sensazione di oppressione tipiche degli scritti del "solitario di Providence".
I personaggi del romanzo, ad eccezione di Jamie e Jacobs, che sono ben tratteggiati e sufficientemente individualizzati, restano su un piano di sfondo, opaco e marginale.
Lo stile è scorrevole e mai ampolloso. Il Re, del resto, sa scrivere abbastanza bene e lo dimostra.
La storia, come poco più sopra anticipato, scorre lineare verso il climax rappresentato dagli ultimi due capitoli in cui i chiari riferimenti agli strani mondi di Lovecraft e a quegli "antichi dei" tanti cari allo scrittore americano, si fanno più incisivi.
In definitiva non è il miglior King, ma per gli amanti del Re è sicuramente un libro da leggere.