Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
La vendetta della reclusa
Il Commissario Jean Baptiste Adamsberg, che s'è imposto una vacanza in Islanda per riprendersi dall'ultima drammatica indagine, viene richiamato urgentemente a Parigi perché la sua squadra non riesce a sbrogliare un’indagine complicata sull'omicidio di una donna. In poche ore Adamsberg risolverà il caso. Tuttavia, nel frattempo, si troverà coinvolto in un'altra questione, assai più spinosa e fumosa: nell'arco di pochissimi giorni, vicino a Nimes, sono morti tre anziani uomini a causa del morso di un ragno violino, conosciuto anche come "reclusa". Il fatto è di per sé incredibile: la reclusa, pur dotata di un potente veleno che necrotizza i tessuti, è schiva e timorosa, non morde quasi mai l'uomo. Inoltre per uccidere un uomo (anche uno anziano), sarebbero necessari venti-ventidue morsi contemporanei. Mentre sul Web si scatenano mille fantasiose ipotesi, il Commissario comincia a ipotizzare l'esistenza di un omicida seriale che ha scelto questo inconsueto metodo per vendicare torti subiti. Inizia così ad indagare personalmente sui presunti “incidenti”. Quando, però, avrà bisogno che tutta la squadra, compatta, lo aiuti nel lavoro, la troverà spaccata, pure questa volta: in parte seguirà le sue fantasiose elucubrazioni da "spalatore di nuvole", ma in parte sarà propensa ad accodarsi al pragmatismo del comandante Danglard.
Quando verrà alla luce l’atroce passato che sta dietro a queste morti, passato fatto di violenze su poveri orfani e stupri continuati su ragazze indifese, la faccenda assumerà connotati terribilmente drammatici.
Difficile restare delusi da Fred Vargas. I suoi romanzi sono macchine perfettamente progettate e perfettamente oliate che macinano gli avvenimenti con impeccabile ritmo, imprigionando i lettori in trame mai banali.
In questo caso l’A. è tornata agli schemi classici della serie del Commissario Adamsberg. Meno strizzate d’occhi al soprannaturale, vero o presunto, e più attenzione alla concretezza e brutalità della vita reale. Secondo il modello che le è congeniale, alla storia principale si intrecciano altre vicende, alcune delle quali personali della squadra investigativa e, in particolare, del suo capo, vero gomitolo di filo spinato gravido di tormenti interiori e dubbi esistenziali. Il risultato, come dicevo, è ottimo, lo stile è, come al solito, sciolto e impeccabile, i personaggi ben calibrati e, soprattutto i nuovi, godibilissimi.
Ad essere pignoli, forse il modus operandi dell’assassino e la meccanica dei delitti sono eccessivamente artificiosi ed arzigogolati. È assai probabile che nella vita reale non tutto sarebbe andato come programmato e la serie di omicidi si sarebbe interrotta prima, ma nella finzione letteraria possiamo concedere qualche beneficio all’A.
Unico vero difetto del libro è quello di far troppo assegnamento sulla fedeltà dei lettori. L’A. spende pochissimo per rifinire le personalità dei “soliti noti”, dandole per scontate e limitandosi a qualche pennellata d'effetto. Tuttavia, chi non è un aficionado della serie, fatica a comprendere certe reazioni e certi comportamenti. Chi ha seguito passo passo le imprese dello “spalatore di nuvole”, però, non può che gioire nel ritrovare i vecchi amici.
Per concludere debbo fare un esplicito plauso alla traduttrice italiana: la Vargas, come d’abitudine, gioca moltissimo sui doppi sensi e sui significati ambigui delle parole francesi che usa. Rendere i concetti in una lingua diversa, seppure simile, è una vera impresa di Sisifo, ma nel caso specifico mi sembra che non sia andato perso nulla rispetto al testo originale. Brava!