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Assassinio al Comitato Centrale
 
Assassinio al Comitato Centrale 2018-07-30 16:35:50 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    30 Luglio, 2018
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Un noir politico e filosofico

Nella Spagna post franchista il Partito Comunista Spagnolo è pronto ad uscire dall'illegalità in cui lo ha costretto per anni il regime. Ancora fortemente diffidenti nei confronti delle istituzioni e delle forze dell'ordine, da cui per anni sono stati costretti a subire una forte repressione, speranzosi di poter essere finalmente protagonisti alla luce del sole della scena politica nazionale e non, i compagni si danno appuntamento per una riunione del Comitato Centrale, a Madrid. A presiedere, ovviamente, c'è il carismatico segretario, Fernando Garrido. Nel bel mezzo del suo intervento, però, c'è un blackout. Garrido, anche al buio, continua con la sua brillante dialettica a sfornare battute. Tuttavia, quando si riaccendono le luci, il segretario viene trovato senza vita. Assassinato. Un colpo tremendo per il Partito e per la nascente democrazia. Le indagini vengono affidate al famigerato commissario Fonseca, il cui curriculum sotto il franchismo non dà certo garanzie alla parte lesa. Per questo i compagni decidono di aprire un'inchiesta parallela. A chi affidarsi se non a lui, Pepe Carvalho, investigatore più famoso di Spagna nonché a sua volta ex militante del partito e già vittima, all'epoca, dell'aguzzino Fonseca? Nonostante remore di natura politica, ripetute ed inquietanti minacce, incontri-scontri con personaggi poco raccomandabili e difficoltà di ogni sorta, il buon Pepe accetta e porta a termine l'incarico, lasciando Barcellona, il fedele Biscuter e la bella Charo per raggiungere temporaneamente la capitale. In un intreccio di storia, politica, filosofia, donne e buona cucina, seguiamo Carvalho alle prese con un caso spinoso e delicato in cui buoni e cattivi si confondono e la punta rovente di una sigaretta mai accesa può essere fondamentale per scoprire l'identità dell'Assassino. Manuel Vàzquez Montalbàn è un vero maestro del poliziesco, capace di fondere la buona letteratura e un pizzico di sana ironia con storie avventurose e casi intricati di non semplice soluzione. Tuttavia, se in generale i suoi libri vanno spesso oltre l'aspetto "giallo", questo in particolare fa passare quasi in secondo piano il lato noir per rendere protagonista la situazione storica e politica di una nazione all'alba di una ricostruzione tanto necessaria quanto difficile. Nei piani alti si fa fatica a togliersi di dosso la puzza, la mentalità, il modus operandi tipici del regime. Tra la gente serpeggiano sentimenti contrastanti, dalla speranza alla paura, dalla voglia di ripartire alla stanchezza per quello che è stato, fino ad un'indolenza frutto dell'idea che, comunque vada, le cose non cambieranno mai. Contraddizioni che si riflettono inevitabilmente nel Partito Comunista, già diviso da punti di vista diversi, da obiettivi non sempre comuni, da correnti filosofiche divergenti e che ora, persa la propria guida, rischia lo sbando. Tuttavia i compagni sapranno ritrovare un minimo di compattezza quando dovranno affrontare il colpevole che Pepe Carvalho consegnerà loro. "Niente somiglia di più a un ex comunista di un ex prete. Peccare contro la Storia o peccare contro Dio, che differenza c'era? La letteratura si era impegnata a fare una classificazione di casi possibili. Koestler o il rinnegato. Orwell o l'apostata. Bukharin o l'autoimmolato. Il caso di Carvalho non sarebbe mai stato motivo di studio, forse perché rappresentava un caso più che normale in tempi in cui la Storia si vive senza eccessivi drammatismi, e in cui, in aggiunta, uno rompe con il proprio mondo orientando la sua vita in funzione di prospettive diverse."

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