Dettagli Recensione
La verità sulla scomparsa di Stephanie Mailer
Il primo amore non si scorda mai.
Con "La scomparsa di Stephanie Mailer", Joël Dicker torna alle origini della sua produzione letteraria, cimentandosi nuovamente con il genere poliziesco, cinque anni dopo "La verità sul caso Harry Quebert", che lo fece conoscere al grande pubblico.
Essendo questo, appunto, un ritorno al genere che lo rese celebre, ho ritrovato con piacere alcuni elementi di stile che avevo apprezzato nella "Verità sul caso Harry Quebert". Una prosa asciutta, innanzitutto, essenziale, perfetta per il genere: un poliziesco nel senso più tradizionale del termine, ma con i ritmi serrati tipici del thriller.
Ho accennato ad una prosa asciutta. Credo che qualche parola in più su questo punto vada spesa, dal momento che qualcuno potrebbe farmi notare, giustamente, che l'ultima fatica di Dicker sfonda il tetto delle settecento pagine! Ebbene, mi credete se vi dico che scorrono che è un piacere? Ho letto questo romanzo in meno di una settimana; il mio sguardo scorreva agile sulle parole, sfiorandole appena. Ciò è dovuto alla capacità dell'autore di ricorrere a proposizioni brevi e musicali, e all’aver dato vita ad una trama densissima, ricca di colpi di scena -gestiti con sapienza ed equilibrio- che si susseguono incessantemente.
Settecento pagine, di cui non una sola risulti superflua. Questo è il vero punto forte di Dicker: un intreccio ricco e solidissimo, il cui disegno apparirà chiaro solo a lettura ultimata, non una pagina prima.
Sulla trama preferisco tacere, affinché possiate godere appieno di questo romanzo.
Vorrei però sollecitare ulteriormente la vostra curiosità accennando a due ulteriori elementi tipici dello stile di questo giovane autore: la coralità e l'analessi.
I romanzi polizieschi di Dicker, ormai è chiaro, sono splendidi intrecci corali: non esiste un protagonista, ne esistono decine. E vi affezionerete a tutti (o quasi!), vi do la mia parola. Capita sovente, anche agli scrittori più famosi che, portando avanti più narrazioni parallele, una o più tra queste risultino deboli, sottotono: a Dicker questo non accade, mai.
Quanto all'analessi, è forse il vero biglietto da visita del giovane autore francese: tanto nella "Verità sul caso Harry Quebert" quanto nella "Scomparsa di Stephanie Mailer", infatti, le indagini presenti richiamano un'indagine passata, considerata chiusa decenni prima.
E in tutto ciò, sapete qual è la cosa migliore? Che alla fine tutto torna, a dispetto di ciò che troppo frequentemente accade in romanzi di questo tipo.
Appagante.
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Commenti
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Credimi, non rimarrai delusa!
Anzi, se dovessi leggere qualcosa di Dicker, fammi sapere cosa ne pensi, se ti va!
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