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Buona la prima
Robert Brinzda col suo romanzo d'esordio ci fa conoscere una nuova detective. Pensavo che il titolo si riferisse al cadavere oggetto delle indagini: una ragazza trovata congelata in un lago. In realtà credo che la definizione si adatti bene anche a Erika Foster. Vedova, trasferita in una nuova squadra e con una macchia di dimensioni immense nel suo curriculum. Per quello che probabilmente è stato un suo errore di valutazione infatti cinque uomini della sua squadra compreso il marito sono morti in servizio. Quindi triste, diffidente, guardata con sospetto dai superiori che temono per la sua tenuta psicologica. Tanto per peggiorare le cose la donna si trova a che fare con uno di quei casi da trattare coi guanti bianchi. La vittima è la figlia di uno degli uomini più potenti del Regno Unito e le indagini non mettono in luce il tipo di frequentazioni e abitudini di cui normalmente vanno orgogliosi i genitori. Erika però è più una da guantoni da boxe, e il suo approccio diretto le crea non pochi problemi coi suoi superiori. Nonostante tutto la tenace Erika resiste e insiste. Le sue indagini le fanno aprire una porta su un mondo che nessuno vorrebbe conoscere, ma la porta che apre sulla mente di quello che si rivelerò l'assassino svela dettagli ancora peggiori.
Ho trovato questo romanzo a doppia velocità: a tratti scorre rapido e le pagine si leggono da sole. A tratti rallenta, diventa quasi pedante e noioso. Forse troppa carne al fuoco, troppi personaggi che fanno capolino sulla scena e poi ci lasciando in fretta confondendo le acque. Nel complesso comunque si lascia leggere.