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Bastardi in salsa rossa
 
Bastardi in salsa rossa 2018-06-24 23:54:06 Bruno Elpis
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
4.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    25 Giugno, 2018
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La concentrazione di uno scoiattolo

Ennesima avventura della premiata ditta Hap e Leonard (“L’agenzia di investigazioni Brett Sawyer, dove lavoravo con la mia ragazza, Brett, e col mio migliore amico, Leonard”), qui ingaggiati da Louise Elton, una donna di colore che chiede giustizia per la morte del figlio Jamar, forse ucciso per difendere la sorella Charm.

Teatro della vicenda sono “le case popolari di Camp Rapture”, East Texas, un contesto squallido (“Le case popolari sembravano un luogo dove i sogni si suicidavano e la speranza la prendeva nel culo”) ove si aggirano i Bastardi in salsa rossa di Joe R. Lansdale, adolescenti inquieti e reietti come Reba, presto soprannominata “il vampiro di quattrocento anni” (“Conosci una ragazzina nera con la personalità di un mocassino d’acqua?”) dai due investigatori. Una periferia ove la stessa polizia recita un ruolo ambiguo (“Cosa c’era di così importante da spingere dei poliziotti incazzati a punire Charm, prendere la memory card con le foto e ammazzare suo fratello?”), antiistituzionale (“Il dipartimento di polizia di Camp Rapture vi vuole morti entrambi”) e illecito, come le pratiche che si svolgono nella vecchia segheria (“Eri alla segheria per scattare le foto?”).

Per ricostruire la vicenda Hap e Leonard partono da un delatore (“Timpson Weed, detto scopagalline”), un personaggio poco affidabile e grezzo (“Una volta mi ha portato a casa le piattole. Praticamente, per liberartene, ti devi dare fuoco”).

Giudizio finale: ironico (“Avevo la concentrazione di uno scoiattolo”), basico e rudimentale (“Quei pensieri giravano e rigiravano nella mia testa come un topo in un forno caldo”), sanguigno.

Bruno Elpis

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