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La città maledetta
Ho letto IT in circa una settimana e sebbene il numero di pagine possa spaventare a prima vista consiglierei di leggerlo in meno tempo possibile perché si tratta di una storia talmente ricca che si perderebbero tanti particolari con una lettura lenta.
La storia tratta infatti di svariati temi: l'infanzia e la crescita di un gruppo di amici, una città e la sua storia singolare, l'emarginazione e la discriminazione, la paura e il paranormale.
In particolar modo direi che It è la rappresentazione della paura degli abitanti presenti e passati di Derry, un'anonima cittadina immaginaria del Maine che tuttavia è nota per il suo alto tasso di criminalità rispetto alla media nazionale. A Derry infatti le sparizioni di bambini, gli omicidi efferati e gli incidenti catastrofici non sono affatto rari e più o meno ogni 27 anni questi eventi culminano in un picco che allarma enormemente gli abitanti.
Siamo negli anni '50 ed un gruppo di bambini delle elementari si ritrovano a giocare insieme nei Barren, dove confluiscono gli scarichi della città. I bambini sono accomunati dall'essere vittime dei bulli a causa di caratteristiche come l'essere grasso, ebreo, balbuziente, nero, ipocondriaco, donna e quattrocchi. Ma essi hanno anche qualcos'altro in comune: hanno visto It, o meglio la forma da lui assunta in loro presenza.
It è un'entità malvagia non meglio identificata che vive nelle fogne della città e si nutre dei suoi abitanti tormentandoli e uccidendoli. Si mostra solitamente assumendo le sembianze di ciò che più terrorizza la sua vittima.
King ha preso spunto dalle sue paure di bambino e una delle cose che lo inquietavano era proprio il clown che tutti hanno imparato ad associare a questo libro.
Gli adulti non sono si accorgono delle visioni dei bambini e quest'ultimi si rendono conto che devono combattere da soli ma possono avere una possibilità se uniscono le loro forze. Fondano quindi il "Club dei Perdenti" e giurano con il sangue che non si fermeranno finché non avranno liberato Derry da It una volta e per sempre.
A rendere il compito più difficile c'è Henry Bowers e la sua banda di bulli che danno la caccia ai perdenti. Quest'ultimi cresceranno e prenderanno le loro strade in luoghi diversi degli USA tranne uno, Mike, che li chiamerà per farli tornare a Derry quando It tornerà a compiere i suoi delitti negli anni '80.
King descrive con dovizia di particolari la città e gli eventi della sua storia passata, e questo sicuramente contribuisce ad accrescere il numero di pagine ma consente anche al lettore di avere una panoramica completa di Derry (consiglio di leggere il libro guardando la mappa della città disponibile sul sito). Questo permette inoltre di capire il modo in cui It agisce nel corso del tempo.
I personaggi sono caratterizzati a fondo e King ci fa conoscere il loro carattere, la loro storia familiare, i loro interessi, tanto da farci affezionare a loro.
In un continuo parallelismo tra anni '50 e '80 i perdenti dovranno affrontare le loro paure più profonde due volte: la prima da bambini e la seconda da adulti quando ormai gli avvenimenti del passato erano stati praticamente dimenticati.
Essi si spingeranno fin nelle fogne, nella tana di It, per sconfiggerlo in un viaggio che assumerà forme sempre meno tangibili.
La paura infatti è un'emozione irrazionale e King riesce a descriverla in maniera squisita sia tramite le allucinazioni terrificanti dei protagonisti, sia attraverso un linguaggio sempre più astratto man mano che essi si avvicinano all'essenza di It.
Questi viaggi mentali ultradimensionali sono una delle cose che più mi hanno affascinato della storia. L'altro sentimento che aleggia nelle pagine è quello dell'amicizia. L'amiciza quella vera e genuina di un gruppo di bambini che giocano e lottano insieme, un legame così forte che non verrà indebolito dal passare del tempo e che è la chiave di volta per sconfiggere il male.
La storia di It descritta nel finale è anche molto interessante, sebbene secondo me non sia stata approfondita a sufficenza. Probabilmente il libro sarebbe diventato un mattone troppo grande se King avesse sviluppato meglio questa parte della storia. A mio parere l'origine e di It e dell'altra entità mitologica, la Tartaruga, è trattata con un po' di superficialità dall'autore che tuttavia a quel punto voleva solo concludere la storia. Il lettore si potrebbe ad esempio chiedere perché un'entità malvagia dovrebbe voler infestare una città e tormentarla con cicli di 27 anni e in tutto ciò qual è stato il ruolo della sua controparte buona, la Tartaruga, che sembra interagire con il mondo solo con qualche semplice parola ai protagonisti verso il finale? Della Tartarura stessa viene detto ben poco, nonostante venga citata più volte nel corso della storia, e il suo esito è abbastanza vago. Se il male è ben rappresentato e caratterizzato nella storia, il bene è percepito solo indirettamente nelle azioni dei protagonisti (anche la scena di sesso che viene trattata come un punto di svolta nella narrazione lascia un po' perplessi).
Io credo che King non si sia posto troppi quesiti e abbia dovuto inserire il personaggio della Tartaruga perché non può esistere il male senza il bene, ma fosse più interessato alla caratterizzazione del male essendo una storia dell'horror. Mi piacerebbe conoscere l'opinione di chi a letto il libro in merito a questa questione.
La storia è comunque un'opera monumentale ed è stato un immenso piacere leggerla.
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Commenti
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La figura della tartaruga è un elemento importante nella mitologia Kinghiana, non è presente solo in questo libro, ma in una buonissima percentuale delle sue opere essa viene citata, specialmente nei romanzi della Torre Nera. È un elemento che vuole volontariamente mettere in minima parte lasciando il senso di mistero e allo stesso tempo di potenza che pervadono questo personaggio nelle storie raccontate. Potrei condividere il fatto che si Hanno poche informazioni su It, ma anche qui è la scelta è voluta, il mistero di una creatura senza tempo, potente e al tempo stesso vulnerabile più di un bambino, non ci è dato sapere del perché è qui ma è questo il bello, troppe informazioni avrebbero reso una Creatura semi-divina troppo canonizzata nei nostri concetti di “mostro”. Ricordi Il mostro in Alien? A farti paura era la creatura stessa o il senso si smarrimento e il buio claustrofobico nella navicella nostromo?
A concludere, King mette sempre un epilogo veloce magari il combattimento finale dura 6 pagine ma la preparazione ad esso sono il fulcro e il forte che c’è in questo scrittore. I villain sono l’oggetto della paura stessa ma non essa stessa la paura, molte volte ci ritroviamo alle ultime pagine aspettandoci un “boss” fortissimo (vedi il re rosso della torre nera) ed invece ci fa trovare una creatura molto vulnerabile..
ciao,
-Danilo
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