Dettagli Recensione
Dublino Rosso Sangue
Ho una confessione da fare: ho faticato tanto a completare la lettura di questo romanzo.
Ho letto tanti gialli, ne ho recensiti altrettanti. Tuttavia, per questo poliziesco faccio fatica a trovare le giuste parole. Ho impiegato più tempo del previsto per concludere la lettura; a mia giustifica potrei dire che il romanzo è davvero corposo (624 pagine) ma so che sarebbe una mezza bugia.
In questo romanzo pubblicato nel 2016 ma arrivato in Italia solo ora seguiamo le indagini di Antoinette Conway e del suo partner Stephen Moran, investigatori della squadra omicidi d Dublino. Nettamente isolata all’interno di una squadra prettamente maschile e maschilista, la detective deve indagare su quello che sembra l’ennesimo caso di una lite tra innamorati finita male.
La vittima si chiama Aislinn Murray, trovata morta in casa. Bionda, molto carina, una fine terribile: qualcuno le ha tirato un pugno e cadendo la donna ha sbattuto la testa contro il caminetto. Immediatamente le indagini sono dirette verso Rory Fallen, con il quale la giovane aveva un appuntamento quella sera. La cena che la giovane stava preparando, la casa preparata nel migliore dei modi fanno pensare a una cena romantica terminata nei peggiori dei modi. Il ragazzo si difende, sostiene che nessuno gli ha aperto la porta quando è arrivato e ha deciso di allontanarsi dalla casa, triste per la delusione d'amore. Nessuno gli crede, nemmeno il detective Breslin, incaricato dal capo della sezione di seguire i due nelle indagini. Anzi, il detective sembra intenzionato a chiuderle il prima possibilei, sicuro che il giovane stia mentendo. Ma è davvero così?
In questo romanzo scritto in prima persona, il racconto delle indagini si intreccia con la storia e la vita della giovane protagonista. Normalmente mi piacciono i racconti in prima persona e tendo a provare una naturale simpatia per i detective dei gialli che leggo. Ammetto però che ho avuto grandi difficoltà ad apprezzare la detective Conway. Forse è proprio per questo che ho avuto bisogno di un po’ di tempo per completare la lettura. Non riuscivo a stare dietro ai suoi discorsi, ai suoi pensieri, molto spesso mi sembrava sapesse solo lamentarsi e arrabbiarsi. Paranoie più che giustificate data la squadra in cui si è trovata a lavorare, eppure a volte mi sembrava solo autocommiserarsi, piangersi addosso, o addirittura trattare male l’unica persona che in quella squadra vorrebbe aiutarla.
Alla fine sono comunque riuscita a completare la lettura e il romanzo nel complesso è un bel poliziesco. Probabilmente ho apprezzato particolarmente più le descrizioni della città di Dublino che la storia in sé. Una città affascinante e crudele allo stesso tempo, con tanti scheletri da nascondere nell’armadio.
Che dire ancora se non “Buona lettura?” :)
“La Omicidi non è come le altre squadre. Quando funziona bene ti toglie il fiato: precisa e feroce, agile e svelta, è il balzo di un grosso felino, o un fucile così perfetto che praticamente spara da solo. (…) Quando sono riuscita ad entrare in squadra le cose erano già cambiate. Il livello di stress adesso è più alto e l’equilibrio interno è cosi delicato che bastano poche teste nuove per spostare tuto: trasformare il grosso felino in un animale indisciplinato e nervoso, far inceppare il fucile in modo che prima o poi ti scoppi in faccia. Io sono arrivata nel momento sbagliato e sono partita con il piede sbagliato”