Dettagli Recensione
Per tutta la vita
Ho accolto con entusiasmo la possibilità di recensire per la redazione il nuovo romanzo di John le Carrè, scritto alla veneranda età di 86 anni e distante ben 56 primavere dal suo esordio letterario.
L’ autore ha ancora molto da dire sul tema dello spionaggio, una realtà che conosce a fondo essendo stato per qualche anno un agente segreto al servizio del Secret Intelligence Service.
Ed in quella che potrebbe essere la sua ultima fatica letteraria, non potevano mancare i personaggi che ne hanno sempre decretato il successo in termini di critica e di vendite.
Il protagonista della vicenda è Peter Guilliam, un anziano agente segreto inglese felicemente ritiratosi dell’ attività e propenso a godersi il meritato riposo in Bretagna.
Una serena pensione, fino a che non arriva un’ improvvisa convocazione al quartier generale di Londra.
E guai a rifiutarsi, perché “ per i membri del Circus l’ obbligo a prestare servizio si protrae per tutta la vita “.
Peter, fedele discepolo del celebre George Smiley, è chiamato a chiarire i fatti riguardanti una particolare operazione di spionaggio denominata Windfall che ebbe luogo a Berlino nel pieno della Guerra Fredda. In quella missione perse la vita l’ abile ed esperto agente Alec Leamas, e a distanza di decenni il figlio minaccia di rivolgersi ad un tribunale per capire i motivi che portarono alla scomparsa del padre.
Le Carrè si diverte a confrontare il modo di agire delle spie del passato con i sistemi di intelligence moderni, basati su enormi flussi di dati ed informazioni in tempo reale.
Il protagonista, dolorosamente costretto a scavare attraverso numerosi fascicoli e flashback nei ricordi di un’ epoca che credeva sepolta, deve motivare agli attuali vertici dell’ MI6 fatti e decisioni che essi sembrano non comprendere a causa di una mentalità profondamente mutata nel corso degli anni.
Come di consueto i romanzi di Le Carrè si distinguono per una pressoché totale assenza di azione, elemento che da sempre lo ha posto in contrasto con un altro celebre autore come Ian Fleming, creatore del mitico e affascinante James Bond abituato a destreggiarsi tra esplosioni, sparatorie e belle donne.
La perfetta antitesi di George Smiley, il vice-capo del Circus che non compariva in un romanzo dell’ autore dal lontano 1990 e che viene sempre descritto come un uomo grigio, ricurvo, goffo nella vita quotidiana ma dotato di straordinarie dosi di memoria, pazienza e deduzione.
I personaggi, realistici ed umani, sono il punto di forza di questo romanzo oltre ad uno stile frizzante, ironico, venato di nostalgia e romanticismo.
Stavolta però l’ intreccio desta meno curiosità dei precedenti, e in più di un passaggio la comprensione della trama può sfuggire di mano se non si pone attenzione alla lettura.
Può essere considerato come una sorta di seguito del celebre romanzo “ La spia che venne dal freddo “, basato proprio sulla vicenda di Alec Leamas, senza tuttavia aggiungere alcun elemento sconvolgente.
Resta immutato l’ affetto per un gigante della letteratura spionistica come Le Carrè, ancora capace ad 86 anni di sfornare un libro godibile con l’ indubbio merito di invitare a leggere o a rileggere “ La spia che venne dal freddo “.