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Dal severo profilo di una forca
La città fantasma di Patrick McGrath è composto da tre racconti (L’anno della forca – Julius – Trade Center), uniformati dall’ambientazione newyorchese in tre epoche (1780 – 1859 - 2001) parimenti spettrali (guerra per l’indipendenza – guerra di secessione – twin towers).
Ne L’anno della forca il narratore rivive la tragedia della condanna capitale della madre, accusata di tradimento (“La sua conversazione con il generale Washington”) e catturata insieme ai figli (“L’ufficiale le chiese il motivo del viaggio a Newark”) dalle giubbe rosse inglesi. Il rimorso per non averla salvata (“Se io non mi fossi lasciato intimorire e avessi raccontato all’inglese una semplice bugia, tutto sarebbe finito bene”) proietta il fantasma della madre (“Incontrai lo spettro della mamma – e non solo una volta, ma ripetutamente”) nella realtà difficile del figlio sopravvissuto.
In Ground Zero la voce narrante è quella della psicanalista che cura Dan (“L’impatto dell’attacco terroristico sulla sua psiche era stato talmente distruttivo da riportarlo a uno stadio di organizzazione libidica primitiva. Non si limitava a pagare il sesso, ma remunerava anche una sorta di intimità emotiva spuria con una donna più disperata di lui”), innamorato di una prostituta (“Mi sentivo impegnata in una lotta all’ultimo sangue con la prostituta Kim Lee, una battaglia per la salute mentale di Danny Silver”) nell’atmosfera buia dei giorni successivi all’attacco al Trade Center, quando ci si interroga (“Provai rabbia: la cieca e primitiva rabbia distruttrice che forse aveva spinto quegli individui ad attaccarci in quel modo”) e si vive sotto una minaccia perenne (“In America siamo oggetto di un attacco bioterroristico”).
Giudizio finale: spettrale, diacronico, preferisco il McGrath romanziere.
Bruno Elpis
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