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Aveva una doppia vita
Per Manuel, scrittore di successo (“Sei un ottimo scrittore, per la tua capacità di nasconderti nel tuo palazzo dalle infinite stanze e, da lì, tirar fuori una storia dietro l’altra”), è doloroso scoprire in occasione della prematura morte dell’amato Alvaro che questi gli ha sempre mentito (“Aveva una doppia vita”).
Risalire nel passato della persona amata può riservare spiacevoli sorprese (“Un’azienda enorme, una famiglia aristocratica, un cattolico praticante e un puttaniere”) e svelare segreti angosciosi. Soprattutto se le radici familiari affondano in un terreno minato dall’ipocrisia delle convenzioni nobiliari e se i componenti della famiglia - il marchese Muniz de Davila e sua moglie detta “il corvo”, Santiago e Catarina, Fran ed Elisa - nascondono segreti inconfessabili e nutrono sentimenti equivoci. Soltanto il piccolo Samuel sa effondere un po’ di sincerità verso il nuovo erede universale designato dal testamento dello zio defunto.
Ma Manuel vuole a tutti i costi dissipare i sospetti d’infedeltà (“Non portava la fede?”) per riabilitare la memoria del suo rapporto amoroso (“E all’improvviso un cane bastonato, una vigna ripida e una puttana con la faccia da bambina erano un balsamo che leniva il dolore”). L’operazione è complicata perché la tenuta As Grileiras è dominata dagli intrighi di famigliari e servitù (“Lavorano alla tenuta: il custode e il veterinario, l’aiutante di Catarina nella coltivazione delle gardenie, Herminia, la governante… e Sarita che l’aiuta nelle faccende domestiche”).
Tanta carne al fuoco, tanti colpi di scena, tanti morti. Sicuramente troppi. In una famiglia ove l’amore sembra dimenticato da Dio e dagli uomini.
Giudizio finale: intrigante, troppo intrigante, attenzione a non cadere vittima degli intrighi…
Bruno Elpis
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