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La truffa nella truffa
Mark, Todd, Gordy e Zola sono quattro studenti della Foggy Bottom, una università di legge di Washington non nota per qualità e merito. Iscrittovisi per realizzare il sogno di crearsi un proprio redditizio futuro, i ragazzi sono ormai prossimi alla laurea e sempre più consapevoli dell’ingente prestito studentesco che dovranno restituire a partire dai sei mesi successivi del conseguimento. Al tutto, si sommano la preoccupazione di dover sostenere il complesso e difficile esame per ottenere l’abilitazione nonché i rispettivi problemi familiari. Ormai sono consci del fatto che il loro istituto, pur di far cassa, raccoglie gli studenti e i professori più mediocri sulla piazza e i risultati degli abilitati stessi, ne sono una prova. Sono giorni stressanti per il gruppo, giorni in cui il pensiero dei debiti e del loro avvenire li schiaccia. Gordy, in particolare, che soffre di un disturbo bipolare, è tormentato dalle bugie che ha raccontato ai suoi genitori (che a loro volta pur di permettergli di studiare si sono indebitati fino al collo) e alla fidanzata storica che a seguito dell’imminente matrimonio in maggio, si aspetta una vita rosea e felice accanto ad un professionista di successo, tanto che decide, dopo aver illustrato agli amici le sue scoperte sui meccanismi di approvvigionamento della rete universitaria e del relativo rettore, il signor Rackley (socio oltretutto di una banca specializzata nella concessione e nel recupero dei prestiti studenteschi), di farla finita.
Sconvolti dalla morte dell’amico e disillusi e arrabbiati per il torto subito, i tre decidono di vendicarsi con un piano tanto folle quanto astuto: cambiando le loro identità fondano lo studio legale “Upshaw, Parker & Lane” con quartier generale al Rooster Bar. I controlli sugli avvocati sono minimi, nessuno chiede mai il tesserino o le generalità, nulla osta, quindi, al potersi spacciare quali legali specializzati nella guida in stato di ebbrezza e in altre piccole cause dal guadagno facile. Ha inizio così, la loro rocambolesca avventura tra legalità e non legalità, un’avventura caratterizzata da una truffa nella truffa che avrà risvolti tutti da scoprire.
Con “La grande truffa” John Grisham fa capolino in libreria con un romanzo che da un lato torna a solcare le aule di tribunale ma che al contempo se ne distanzia mostrando quella che è la realtà dello studente americano. Il meccanismo che viene descritto, mediante l’utilizzo di questo gruppo di ragazzi disperati, è il perno di un testo che altrimenti potrebbe apparire assolutamente folle e irrealizzabile. Chi come me ha studiato legge, sa bene infatti, quanto sia impensabile potersi spacciare per difensore senza titolo nonché quali sono i limiti e i vantaggi della professione e del praticantato. Di fatto, l’opera sa conquistare e avvincere il lettore nonostante questo puntiglio di partenza.
Stilisticamente lo scritto si mantiene sulla linea a cui lo statunitense ci ha abituato, distinguendosi, in particolare, per precisione e fluidità. Come ne “L’informatore” l’ho trovato un poco sottotono, ma credo dipenda dalla tendenza al rimarcare sul confine legalità-illegalità che, se si esclude – in parte – “Il caso Fitzgerald”, è oggetto principale dei suoi ultimi componimenti.
In conclusione, una piacevole lettura seppur non indimenticabile.