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Vizio di forma
 
Vizio di forma 2018-01-15 21:58:38 aislinoreilly
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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    15 Gennaio, 2018
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Una caotica indagine hippie

[nota biografica, se non vi interessa passate oltre]
Thomas Ruggles Pynchon Jr. nasce l'8 maggio 1937 a Glen Cove a est di New York City, la famiglia si trasferirà poi nella vicina East Norwich dove frequenterà la Oyster Bay High School. Fin dall'adolescenza dimostra di essere un ragazzo intelligente ma molto riservato, tanto da rifiutare di essere inserito nel registro delle matricole una volta raggiunta l'università. Dopo soli due anni alla Cornell University di Ithaca a studiare Fisica e Ingegneria, decide di arruolarsi nella Marina degli Stati Uniti, ambiente dalla quale trarrà alcuni dei suoi personaggi dei suoi primi romanzi. Dopo essersi congedato, nel 1957, torna alla Cornell University a frequentare Lettere, lasciando incompiuti gli studi precedentemente intrapresi. Il suo primo grande successo bibliografico è "V.", pubblicato per la J.B. Lippincott a soli 26 anni. Esso è un romanzo composito, costituito da una collezione di racconti montati come flashback, ambientati tra la fine del XIX e la metà del XX secolo.
Secondo le testimonianze raccolte dal professor Andrew Gordon (Pynchon non ha mai rilasciato interviste ed ha sempre evitato anche i flash dei fotografi), Thomas avrebbe vissuto per un decennio, nella prima metà degli anni Sessanta, a Berkeley. A contatto con la controcultura che avrebbe dato origine al fenomeno hippie, scrive la sua seconda opera lunga, "L'incanto del lotto 49". A gennaio 1972, consegna alla Viking Press un manoscritto intitolato "Mindless pleasures", la prima stesura della sua opera più famosa: "L'arcobaleno della gravità". Il romanzo parla dell' A4, il razzo-bomba costruito dalla Germania nazista nell'ultimo anno della seconda guerra mondiale e utilizzato soprattutto per colpire Londra.
17 anni dopo il suo grande successo, verrà pubblicato "Vineland" e nel 1997 uscirà, negli Stati Uniti, "Mason & Dixon", il suo primo romanzo storico ambientato a fine Settecento.
Più recentemente abbiamo "Contro il giorno" (del 21 novembre del 2006), "Vizio di forma", (pubblicato nel 2009 negli States e nel 2011 in Italia) e "La cresta dell'onda", ultimo romanzo del 17 settembre 2013.

Veniamo a noi… "Vizio di forma".
Prima di parlare del romanzo, premetto di aver visto il film omonimo di Paul Thomas Anderson nel 2015. Ammetto di non aver capito troppo dalla visione della pellicola, così mi son detta: "perché non leggere il libro? Magari ci capisco qualcosa di più!". Mai cosa fu più sbagliata. Comunque, proverò a tracciare una visione generale della trama e annessi e connessi.

Siamo a Los Angeles nel 1969, il protagonista indiscusso della storia è tale Larry "Doc" Sportello, un investigatore privato hippie. La storia inizia con un incarico da parte della sua ex, Shasta Fei, che gli chiede di sventare il tentativo della moglie del suo amante (il proprietario immobiliare Mickey Wolfmann) di farlo interdire e ricoverare in un manicomio. Allo stesso tempo, accetta un altro lavoro: deve rintracciare Glen Charlock, la guardia del corpo dello stesso Mickey, scomparso nel nulla. Doc verrà aggredito durante un sopralluogo in una delle proprietà di Wolfmann; al suo risveglio, "Bigfoot" Bjornsen (detective del dipartimento di polizia), lo informerà che Glen Charlock è stato assassinato e che Mickey Wolfmann è scomparso. Da qui parte tutta la vicenda che lo porterà a trovarsi invischiato in faccende molto più grandi di lui, rischiando addirittura la pelle.

Mi mantengo più che sintetica su questa trama, un po' per la totale confusione che si crea a metà libro, un po' per non rivelare troppo e rovinare il piacere della lettura agli altri. Dico solo che il numero di personaggi in gioco è alto, è difficile ricordare anche tutti i collegamenti tra le diverse sottotrame che si vanno a creare durante la lettura.
Ad ogni modo, Doc è un personaggio abbastanza "americano: il tipico detective privato squattrinato con 2/3 vizi, un ufficio polveroso e trascurato e capace di ficcarsi nei casini più assurdi uscendone sempre miracolosamente illeso. Bigfoot Bjornsen è il classico piedipiatti che ce l'ha con il detective privato, sempre pronto ad incastrarlo per qualcosa invece di collaborarci; arrogante, prepotente, che pare non essere coinvolto in nessuna vicenda e poi ci serve sempre il colpo di scena. Insomma, fosse per i presupposti, non avrei mai finito di leggere questo romanzo.
Per fortuna/sfortuna, la storia risulta essere piuttosto movimentata. Una miriade di personaggi, tutti coinvolti in qualcosa, ognuno il tassello che occupa il suo spazio nel puzzle finale.
È tutto così assurdo che ad un certo punto vi chiederete come faccia Doc a capirci qualcosa. È tutto normale, ho dovuto rileggere le pagine anche più volte. Alcuni personaggi spariscono per un po' e poi ritornano all'improvviso; intermezzi di vita hippie che smorzano la tensione; Doc e Bigfoot che si lanciano frecciatine per tutto il romanzo… Probabilmente solo Pynchon poteva scrivere un romanzo del genere.
Io, alla fine, ne sono rimasta un po' delusa comunque. Non tanto per i personaggi (che nel film sono praticamente tali e quali), ma per il caos generale. Non capisco se tutte le scene assurde e grottesche che si alternano una dietro l'altra hanno veramente uno scopo. È vero che è un racconto che intrattiene, però pare più un tentativo di "stordire" il lettore che altro. Un libro così lascia solo confusione alla fine della lettura. È impossibile non perdere il filo se si legge saltuariamente e se proprio dovessi consigliare qualcosa, raccomanderei la visione del film che è molto fedele al libro ma almeno è un'ottima esperienza visiva.

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