Dettagli Recensione
La"sua" ammiratrice numero uno.
Impossibile per la mia generazione non pensare a Annie Wilkes con il volto di Kathy Bates! Assurda eppure verosimile la storia narrata. Una storia nella storia. Uno scrittore che parla della sua professione svelandone i retroscena. Una lettrice, molto più che appassionata, letteralmente ossessionata da un personaggio letterario, ma anche dai suoi innumerevoli problemi psichici. Una storia di dipendenze: lo scrittore di bestseller, Paul Sheldon, dipendente, prima dall'alcol, cui non riesce a porre un limite, poi dal Novril, un farmaco antidolorifico dai numerosi effetti collaterali; l'ex infermiera, Annie Wilkes, dipendente dal suo personaggio inventato, Misery Chastain, ma anche dagli atti efferati che compie impunitamente da quasi tutta la sua vta.
È un romanzo che si evolve in un crescendo di suspense. Bravissimo Stephen King: nel delineare gli effetti allucinatori delle droghe sulla mente umana; nel parlare dell'essere scrittore, dal momento creativo sino alle aspettative dei lettori, dalle ansie correlate all'atto creativo, meglio note come "blocco dello scrittore", all'euforia e agli impulsi impellenti della stesura. Ma Stephen King è stato bravissimo in molto altro. Ogni elemento o dettaglio nella narrazione trova una sua speciale collocazione nel disegno complessivo.
Basti pensare anche al personaggio di Annie Wilkes, non un semplice tipo, quello della psicopatica, ma un personaggio a tutto tondo, dalla psicologia complessa e multi sfaccettata. Annie Wilkes è nata nel 1987, ma è attuale ancora oggi. A distanza di trent'anni, sia nei romanzi sia nei film, sono tante le Annie Wilkes proposte e spesse volte anche la cronaca sembra svelare episodi criminali parzialmente in comune con i suoi efferati delitti.
Lo stile di King nel tempo forse è un po' cambiato, ma sicuramente nel 1987 era al massimo livello. Ritengo che MISERY sia la sua opera più riuscita.
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