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In un turbine di follia...
Chi è davvero Viviane Elisabeth Fauville?
Una pazza? Un'assassina? Una madre disperata? Una donna tradita?
Viviane Elisabeth Fauville è una bella donna di 42 anni, con un lavoro importante e una bambina di pochi mesi.
Suo marito, Julien, l'ha lasciata, mettendo fine ad un inferno coniugale, dicendole: "ti lascio, non c'è altra soluzione, tanto lo sai che ti tradisco, e non lo faccio nemmeno per amore, ma per disperazione".
Da qui la discesa nella follia..
Sono pochi, pochissimi i romanzi che utilizzano la seconda persona singolare...e questo è uno di quelli.
Il narratore esterno dà del tu alla protagonista, la osserva da vicino, la segue, la analizza...ma improvvisamente passa alla terza persona e poi alla prima senza nessuna motivazione apparente, se non quella di creare nel lettore una confusione pari a quella che alberga nella mente di Viviane.
Come un voler riproporre la sua perdita d'identità, di direzione, di appartenenza al mondo circostante e farla diventare anche nostra, farci partecipi del suo delirio allucinatorio.
Un noir psicoanalitico, decisamente originale, spesso difficile da decifrare, che gioca sui diversi piani di percezione della mente.
Ciò che lega il lettore non è la trama (di per sé debole), ma il percorso psicologico di questa donna allo sbando, alla ricerca del proprio senso.
Anche la Parigi sullo sfondo rispecchia lo stato d'animo di chi ha perso tutto, anche se stessa, e appare confusa, buia, triste.
Fondamentalmente, per me, un libro sulla solitudine.